14.3 Grazia Cavallini

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Grazia Cavallini

29.06.1965 - Breggia (Cabbio)

Sono Grazia Cavallini, ho 54 anni, lavoratrice, moglie e mamma.

Luganese, ma abito nel Mendisiotto dove con mio marito produco vino. Lavoro anche alla Biblioteca cantonale di Lugano.

Sono sensibile al tema delle risorse del pianeta (accesso all’acqua, sovranità alimentare, fotovoltaico, …) e alla salvaguardia dell’agricoltura svizzera. Sostengo gli investimenti nella cultura e la scuola pubblica.

Ho aderito ai movimenti studenteschi, femministi e terzomondisti. Sono stata iscritta al PS fino al 1996. Nel 1997 entro nel Partito dei Verdi e divento attivista in alcune associazioni ambientaliste.

Appoggio il Gruppo per una Svizzera senza esercito e il Gruppo di sostegno ai centri sociali autogestiti ticinesi. Per il partito dei Verdi ticinesi succedo a Werner Nussbaumer come coordinatrice del Partito cantonale (1999-2002) insieme a P.L. Zanchi prima, e in seguito con G. Canonica. Vengo eletta municipale a Cabbio (1999-2003), impegnata a favore della moderazione del traffico e dell’aggregazione sponda sinistra. Dal 1999 al 2003 sono stata commissario nella Commissione di Vigilanza del Consiglio di Stato per il progetto VEL2. Dal 2003 al 2006 membro della direttiva cantonale del partito dei Verdi, e nel 2006 membro fondatore del comitato della Sezione Verdi mendrisiotto. Responsabile fino al 2018 dell’Archivio storico del Partito dei Verdi, ho raccolto e ordinato il materiale poi depositato presso l’Archivio di Stato. Dal 2009 sono Consigliere Comunale Verde nel Comune Breggia.

12.8 Lea Schertenleib

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Lea Schertenleib

19.10.1999 - Manno

Lea Schertenleib, classe 1999, di Manno, ha recentemente svolto uno stage in un centro educativo minorile e inizierà a breve gli studi in pedagogia curativa all’Università di Friborgo. Molto attiva in ambito studentesco (dove ha partecipato in prima persona all’organizzazione dello sciopero delle donne dello scorso giugno), si batte per un rafforzamento dei diritti delle donne sul mercato del lavoro e per un servizio pubblico universale e di qualità. Di fronte all’assemblea, ha infatti dichiarato che “è necessario un cambio di rotta drastico e coraggioso per arginare e rimuovere la precarietà dal lavoro giovanile e per tornare a garantire un servizio pubblico di prossimità e universale”.

12.4 Angelica Forni

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Angelica Forni

01.10.1998 - Losone

Angelica Forni, classe 1998, di Losone, sta terminando i suoi studi in relazioni internazionali all’Università di Ginevra. La sua formazione la porta ad essere molto attenta alle questioni di politica estera, osteggiando con forza l’adesione all’Unione europea e sostenendo invece una Svizzera davvero neutrale che collabori maggiormente con i paesi emergenti. In questo senso, ha affermato che “l’Unione europea è un’organizzazione internazionale volta a salvaguardare gli interessi neo-liberisti e non certo quelli dei lavoratori. Vogliamo dunque che la Svizzera rifiuti l’accordo quadro e il miliardo di coesione, ma anche che cessi ogni forma di collaborazione militare con la NATO e l’UE”.

12.7 Beppe Savary - Borioli

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Beppe Savary - Borioli

05.11.1952 - Russo

"Rudolf Virchow, fondatore della moderna patologia cellulare diceva che la medicina è politica in piccolo e la politica medicina in grande.
Durante 40 anni di lavoro da medico generalista e medico d’urgenza sono stato confrontato con il bene più prezioso dell’essere umano cioè la salute. Spesso non riuscivo a curare la causa della malattia perché era generata dal degrado dell’ambiente o dalle condizioni di vita caratterizzate da precariato e povertà.

Una società che fa ammalare e morire - di fame o di guerra - dev‘essere cambiata. Ci vuole la medicina in grande cioè la politica per creare un mondo dove la natura non sarà più saccheggiata e distrutta ed i suoi abitanti non più sfruttati e schiacciati".
Beppe Savary Borioli, candidato al Consiglio Nazionale

12.3 Franco Cavalli

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Franco Cavalli

03.07.1942 - Ascona

Molte persone, e non solo tra i lettori del Mattino della Domenica, mi hanno chiesto come mai mi stia rimettendo in gioco dopo 12 anni di assenza dalla Berna federale. È stata una decisione difficile, che mi è costata parecchie notti insonni. Ma alla fine se mi sono deciso a ricandidarmi è perché questa esperienza d’unità tra Verdi e la sinistra alternativa mi entusiasma, anche perché la considero un esempio che potrà far scuola in altri cantoni. Dopo decenni passati a dividerci, magari su quisquiglie, indebolendoci sempre di più e permettendo agli avversari talora addirittura di umiliarci, ora abbiamo voltato pagina e con questa lista unitaria passiamo all’offensiva.

Ci sono però anche tutta una serie di ragioni contingenti che mi hanno spinto a accettare di ricandidarmi. Tra le tante voglio solo accennare al caos pensionistico, che arrischia di punire soprattutto le giovani generazioni, e quell’enorme cantiere, che secondo me va completamente ripensato, che va sotto il termine di "care" e che significa tutto quanto possiamo e dobbiamo fare per aiutarci l’un l’altro a vivere meglio. Oggi tutto questo lavoro grava sulle spalle delle donne: se dovessimo ricompensarle economicamente per tutto quanto fanno volontariamente, dovremmo investire dozzine di miliardi di franchi ogni anno. Ma così non può continuare.

Vorrei però accennare particolarmente alle tre ragioni principali che mi hanno fatto ridiscendere nell’arena politica.

1. Essendo da decenni attivo in una serie di progetti umanitari in varie parti del mondo, non posso non essere sconvolto quando sento che Ignazio Cassis vuole buttare a mare 50 anni si esperienze, talora parecchio positive, dell’aiuto svizzero all’estero, per allineare tutti i nostri programmi agli interessi delle nostre multinazionali e dei nostri monopoli, che assieme a monopoli simili di altri paesi sono la causa principale della povertà dei paesi del Sud.

2. L’aspettativa di vita è una delle cartine di tornasole più sensibili della situazione della società. Negli ultimi anni l’aspettativa di vita nei paesi occidentali non è più aumentata: ciò che aumenta sono invece le differenze anche da questo punto di visto tra poveri e ricchi. In Francia il 5% più ricco ha un’aspettativa di vita di 14 anni più lunga del 5% più povero della popolazione. Se globalmente la nostra aspettativa di vita non aumenta più è a causa del peggioramento della situazione ambientale e dell’esplosione del precariato lavorativo, con conseguente peggioramento della situazione sociale. Questo dimostra che, come abbiamo fatto con questa nostra lista unitaria tra sinistra alternativa e Verdi, i problemi globali vanno affrontati assieme: chi pensa di poter risolvere i problemi ambientali senza considerare la situazione sociale finisce per creare reazioni come quelle dei Gilets jaunes.

3. Con due iniziative popolari avevo cercato nel passato di risolvere i problemi della LAMal: avevo fallito, perché le cassi malati a suon di milioni avevano combattuto queste iniziative, che avrebbero risolto gran parte dei problemi con i quali siamo confrontati oggi. Tutti i sondaggi indicano che l’aumento esplosivo dei premi di cassa malati è la preoccupazione principale degli svizzeri. Ma c’è ancora di peggio: siamo ormai alla medicina a due velocità, una per i ricchi, l’altra per i poveri. Nel settore di cui mi occupo i nuovi medicamenti possono arrivare a costare circa 150'000 franchi all’anno per paziente, e questo perché i grandi monopoli farmaceutici, i cui CEO guadagnano dozzine di milioni all’anno, fanno guadagni stratosferici ed il Consiglio federale non ha la volontà di opporsi a questo stato di cose. Di conseguenza i pazienti ricchi possono usufruire di questi farmaci spesso tre o quattro anni prima degli altri. E le conseguenze le vediamo: nel Canton Ginevra per esempio se un uomo appartenente al 20% più ricco della società sviluppa un cancro alla prostata vive il doppio rispetto ad un paziente che appartiene al 20% più povero. Combattere l’aberrazione di una medicina a due velocità, diversa per i ricchi o per i poveri, è la motivazione principale che mi ha convinto a candidarmi.

Il nostro obiettivo minimo è riguadagnare un seggio all’area progressista: ma forse possiamo mirare ancora più in alto. Ciò che è per me sicuro è che la sera del 20 ottobre alla Casa del Popolo festeggeremo la vittoria.