Impariamo dagli errori

Il futuro a lungo termine dell’economia ticinese può essere garantito solo con una riforma che prevede sgravi mirati ad aziende che investono sul territorio, offrono posti di lavoro di qualità con salari adeguati e operino nel rispetto dell’ambiente. Esattamente il contrario di quanto prevede la Riforma III della fiscalità della imprese, su cui voteremo il 12 febbraio.

La riforma era stata pensata per adeguare agli standard internazionali l’imposizione delle imprese a “statuto speciale” che beneficiano di aliquote molto basse, ma il parlamento e le lobby hanno distorto la proposta iniziale inserendo tutta una serie di sgravi a beneficio della grandi aziende che continueranno a pagare meno delle altre. Il risultato è una riforma squilibrata che causerà ammanchi milionari alle casse pubbliche a tutti i livelli, compresi quelle dei nostri comuni, già alle prese con equilibrismi per poter garantire i servizi ai propri cittadini.

 Il Consiglio di Stato e i sostenitori chiedono ai cittadini di “avere coraggio” approvando una proposta che di certo ha solo le perdite che noi saremo chiamati a pagare: 30 milioni di franchi di perdite a livello cantonale a cui si sommano altre decine di milioni nei comuni. Se le politiche di sgravi e aiuti a certe imprese praticate negli ultimi 20 anni hanno attirato aziende interessate solo a sfruttare i vantaggi fiscali e senza nessun legame con il territorio, perché dobbiamo di nuovo concedere altri sgravi senza nessun criterio qualitativo che attireranno altre imprese interessate solo ai vantaggi fiscali? Non sarebbe meglio una Riforma che avvantaggi le imprese che creano occupazione, investe sul territorio e rispettino l’ambiente?

Nessuno nega la necessità di abolire i regimi fiscali speciali e non è vero - come sostengono alcuni - che chi si oppone alla Riforma III vuole espellere dalla Svizzera le società che fino ad oggi hanno beneficiato di aliquote fiscali molto basse, ma dobbiamo evitare di rifare gli stessi errori. Non vogliamo replicare in tutto il cantone quanto successo nel Mendrisiotto che negli ultimi anni ha vissuto uno sviluppo importante che ha portato alla distruzione del territorio, un traffico infernale e un inquinamento atmosferico fuori controllo.

Il rispetto dell’ambiente, anche se alcuni ancora non l’hanno capito, è intimamente legato  allo sviluppo e qualità di vita e il degrado del territorio è legato anche al degrado del mondo del lavoro. La crescita quantitativa del numero di aziende e dei posti di lavoro non ha portato alcun beneficio alla popolazione residente, anzi ci ritroviamo con un paesaggio tappezzato di fabbriche e capannoni, un traffico insostenibile, la disoccupazione raddoppiata e casi di dumping sempre più frequenti. 

Vogliamo un’economia sana fatta da aziende sane, capace di garantire ai propri cittadini i servizi di base e una qualità del territorio in cui vive? Votiamo NO a questa riforma senza paura e senza cedere ai ricatti, alternative ce ne sono, bisogna solo volerle!