Nessuna novità per i lavoratori ticinesi...

Capo contabile, assistente di alta direzione, responsabile IT, responsabile logistica trasporti e spedizioni: tutti lavori qualificati per i quali è richiesta una formazione elevata, e ai quali i residenti non potranno accedere. Questi profili professionali infatti, offerti da imprese con sede in Ticino, sono destinati unicamente a frontalieri, come riporta oggi il portale ticinonews. Le aziende in questione si sono rivolte a un'agenzia di collocamento con sede a Saronno e Milano per la ricerca di canditati.  Purtroppo questo non è l'unico caso: molte aziende che operano sul nostro territorio non si rivolgono agli Ufficio regionali di collocamento (URC) e preferiscono assumere dipendenti utilizzando altri canali, in particolare le agenzie di collocamento, o con annunci di lavoro anche direttamente all’estero.

 

Nel 2014 i posti vacanti annunciati agli URC sono stati solo 2'848, vale a dire circa il 13% del totale delle persone alla ricerca di un impiego. Un numero irrisorio se si pensa che in un solo anno (2013, i dati si fermano al febbraio 2014)  sono stati rilasciati ben 8’240 nuovi permessi G per lavoratori frontalieri (esclusi i rinnovi di permesso e cambiamento di statuto)

 

È inutile continuare ad illudersi che con gli appelli alla "responsabilità sociale e verso il territorio" rivolti agli imprenditori le cose cambieranno. La disoccupazione ai sensi dell'ILO è aumentata dal 5,6% al 6,4% nell'ultimo trimestre del 2015 rispetto all'anno prima, significa che ci sono 1'700 persone in più senza lavoro in Ticino, e questo malgrado il fatto che i posti di lavoro nello stesso periodo siano aumentati di 7'200 unità. La speranza è che questo ulteriore caso di discriminazione della manodopera residente apra gli occhi a chi ancora crede che la totale assenza di regole favorisca l'occupazione.

 

I Verdi hanno inoltrato ben due iniziative parlamentari elaborate per chiedere che le aziende che operano sul territorio siano obbligate ad annunciare i posti vacanti agli URC prima di rivolgersi altrove. Una risale addirittura al 2011, l'altra è stata presentata lo scorso anno, e nessuna delle due è stata ancora esaminata dalla competente commissione.

Questa semplice misura, oltre ad aumentare le possibilità di trovare lavoro per i disoccupati residenti,  eviterebbe i casi di dumping visto che gli URC non possono offrire impieghi con retribuzioni abusive.  Al di la delle tante dichiarazioni, ormai è chiaro a tutti che la ricerca di personale oltreconfine nella maggior parte dei casi è determinata dalle retribuzioni ben più basse che può permettersi chi vive in Italia, e non dalla mancanza di profili professionali adeguati in Ticino.

Se vogliamo davvero evitare la sostituzione di manodopera residente con frontalieri e al tempo stesso mettere un freno al dumping l’unica soluzione è l'introduzione di salari minimi come chiede la nostra iniziativa "Salviamo il lavoro" accolta in votazione popolare lo scorso anno. Non è accettabile che imprese che operano in Ticino e beneficiano delle condizioni favorevoli svizzere, assumano solo personale lombardo a salari lombardi. Simili aziende causano costi sociali a carico della collettività e non fanno che peggiorare il degrado del mondo del lavoro. È ora che si pongano regole chiare a chi è intenzionato ad operarein Ticino e che “la responsabilità verso il territorio e la manodopera residente” venga dimostra anche nei fatti e non solo a parole.