Mercato del lavoro: la classe politica non affronta i problemi
/Gli ultimi dati riguardanti la situazione del mercato del lavoro ticinese sono tutt’altro che incoraggianti. Nonostante la creazione di molti nuovi impieghi (oltre 41'000 negli ultimi dieci anni), il tasso di disoccupazione sale: ci sono in Ticino ben 13'300disoccupati, 15'500 sottoccupati e oltre 12'200 persone che vorrebbero un lavoro anche se non cercano assiduamente. Aumentano le ditte che si insediano sul nostro territorio per sfruttare la manodopera a basso costo d’oltrefrontiera incrementando il dumping salariale e il precariato. Molte di queste grosse aziende sono anche co-responsabili dell’importante e costante aumento del traffico, della drammatica situazione viaria del Sottoceneri e della diminuzione della qualità dell’aria del nostro cantone. Non dimentichiamoci che siamo il cantone più inquinato del paese se si confrontano i dati concernenti le PM10.
Alla luce di questi tristi ma innegabili fatti ci si aspetterebbe che lo Stato intervenga per frenare questa situazione o almeno che cerchi di raccogliere le necessarie informazioni. In realtà leggendo la risposta all’interrogazione della nostra coordinatrice Michela Delcò Petralli ci si rende conto che il Consiglio di Stato stesso non ha una visione completa e chiara del mercato del lavoro in Ticino.
È difficile immaginare come si possano operare scelte sul futuro economico del cantone senza conoscere nel dettaglio la situazione. Sulla base di quali criteri si decide di puntare su un settore piuttosto che un altro? Come si possono garantire posti di qualità ai residenti se nessuno sa che tipo di impieghi vengono offerti, a che salari, a che percentuale lavorativa e per che tipo di qualifiche? Dalle tabelle incluse nella risposta risulta che in molte sezioni economiche i salari mediani sono calati negli ultimi sei anni, addirittura di 1’023 franchi, eppure il governo non abbozza nemmeno una spiegazione o un commento.
Se vogliamo davvero combattere la pressione al ribasso della condizioni lavorative e salariali, è prioritario fare una raccolta dati capillare, che possa mostrare tutti i dettagli e le sfumature del mondo del lavoro ticinese, proprio come proposto dall’iniziativa dell’MPS “Basta con il dumping salariale in Ticino” presentata nel lontano 2011. Purtroppo anche in questo caso si constata come ci sia poco interesse nel voler affrontare seriamente la questione. I calcoli presentati dalla commissione della gestione sono grossolanamente erronei e non rispettano il testo dell’iniziativa. Dopo aver passato anni nei cassetti di Palazzo delle Orsoline si tenta di far passare frettolosamente il testo dal Parlamento al fine di votarla in settembre, dopo una fiacca campagna elettorale estiva. È davvero mortificante constatare come spesso questa classe politica non voglia affrontare i reali problemi dei cittadini, preferendo nascondersi dietro slogan e parole vuote.
Jessica Bottinelli
Presidente della direzione cantonale dei Verdi del Ticino