Intervista alla nostra coordinatrice Michela Delcò Petralli

«Austerità per i cittadini, favori alle lobby»
La coordinatrice dei Verdi, con la valigia in mano, parla di manovra, PS e Denti.

Dall’autunno del 2015 è coordinatrice dei Verdi, ma quando è stata eletta si è posta subito la data di scadenza: «Resto un solo anno». Michela Delcò Petralli in questa intervista a tutto campo al Corriere del Ticino critica aspramente i tre partiti che stanno prendendo in mano la manovra del Governo (PLR, Lega e PPD), precisa che Verdi e PS non sono uguali e si esprime sul «caso Denti».

La manovra da 185 milioni è in vista. Come intende posizionarsi il gruppo dei Verdi?
«Come possiamo accettare i sacrifici richiesti ai cittadini se poi si concedono sgravi fiscali ad aziende e benestanti senza nessuna contropartita? I tagli servono a finanziare un sistema economico ormai al capolinea. Governo e Parlamento dovrebbero dimostrare il coraggio di cambiare rotta e imporre criteri sociali e ambientali per lo sviluppo economico, ma preferiscono riproporre sempre le stesse ricette che non hanno funzionato».

Sembra essere tornata la stagione del triciclo, con PLR, PPD e Lega ad unire le forze in vista di un accordo. Cosa ne dice di questa intesa?
«Non mi stupisce, ormai questi tre partiti fanno la stessa politica economica, come a livello federale UDC-PLR-PPD: programmi di austerità per i cittadini e favori alle lobby economiche».

Delusi di non essere della partita con il terzetto che, se non si sfilaccerà, determinerà la scelte in Parlamento?
«Se i Verdi avessero potuto influenzare le decisioni del Gran Consiglio non ci ritroveremmo un cantone tappezzato di capannoni, un traffico al collasso e la qualità dell’aria peggiore della Svizzera. Non vedo perché dovremmo ambire a far parte del terzetto che è responsabile di questo disastro economico e ambientale».

Il varo in Consiglio di Stato è unanime. In Gran Consiglio una spaccatura pare inevitabile. A chi dice che, molto spesso, siete sul fronte di coloro che, per partito preso, dicono no, come replica?
«Potrei dire la stessa cosa di quelli che sostengono che “più imprese, più benessere” quando le cifre ufficiali dicono che il numero delle aziende è raddoppiato in pochi anni, quello dei disoccupati pure e le casse sono vuote».

La portata della manovra è ampia: dato che PLR, Lega e PPD si stanno accordando su questo dossier vede già una sorta di larghe intese per tutto il resto della legislatura?
«Sì, quando si tratta di tagli al sociale e di inazioni nel campo della protezione del mondo del lavoro. Il Gran Consiglio ha bocciato diverse proposte per lottare contro la disoccupazione ed il dumping salariale, fenomeni che a parole tutti vogliono combattere ma poi, quando si tratta di fornire gli strumenti per farlo, si dileguano».

Si fa presto a dire che il Gran Consiglio dovrà esprimersi sulla manovra. In realtà il Governo vi ha attribuito competenza solo per una sessantina di milioni. Interpellare il Parlamento sa un po’ di esercizio alibi?
«Alibi o non alibi, l’esercizio è da rifare».

PLR, Lega e PPD sono convinti che la manovra sia sbilanciata sul fronte delle entrate. Come replica?
«Sono gli sforzi richiesti che sono sbilanciati. Nel Canton Vaud gli sgravi fiscali sono legati a un pacchetto di misure sociali finanziate per 2/3 dalle aziende. In Ticino invece per le imprese è tutto gratis. Questo non è un “patto di paese” come ha detto Christian Vitta, è un “patto fra élite economiche e politiche”, al paese nessuno ha chiesto niente».

Il triciclo vuole confezionare un pacchetto da 10-15 milioni di ulteriori tagli. Quale sarà la vostra contromossa?
«La nostra contromossa è già in atto. Sono anni che presentiamo proposte per ridurre i costi ambientali, favorire il reinserimento dei disoccupati, garantire salari che permettano di vivere senza aiuti statali. In autunno si voterà anche sull’iniziativa federale per un’economia verde che permetterà di ridurre le spese riversate sulla comunità».

Se dico che stanno facendo ciò che il Governo non ha avuto il coraggio di fare, come risponde?
«Ha ragione. Il Consiglio di Stato dirà: è il Parlamento che lo vuole, non noi. È come giocare a scacchi: si muovono le pedine».

Il PS lo sostiene da tempo: con qualche punto di moltiplicatore, usando la leva fiscale, l’incasso sarebbe garantito e, ritiene, meno doloroso di certi tagli. Lo trova condivisibile?
«L’aumento delle imposte è l’ultima soluzione, però in ambito fiscale ci sono correttivi da apportare. Penso alle deduzioni che sono uguali per tutti, indipendentemente dal reddito. Poi ci sono incongruenze che non ho mai capito, come la concorrenza fiscale tra Cantoni e Comuni. Perché i cittadini di Sant’Antonino dove ci sono centri commerciali pagano meno dei bellinzonesi? Anche i bellinzonesi si accollano i costi del traffico e contribuiscono con i loro acquisti a mantenere il moltiplicatore basso a Sant’Antonino».

Qual è la misura puntuale della manovra che, avendo una bacchetta magica, farebbe sparire all’istante?
«L’idea alla base della manovra: l’aumento esponenziale della spesa sociale e dei costi ambientali e infrastrutturali che vengono scaricati sullo Stato, quindi su tutti noi, non si risolve tagliando servizi ai cittadini».

Da anni si parla di intese tra PS e Verdi. Prima si diceva che la pietra d’inciampo fosse Sergio Savoia. Dato che l’accordo non decolla neppure senza di lui sembra di poter dire che era solo un alibi. Ma qual è il problema?
«Il problema lo hanno quelli che ci vorrebbero riuniti sotto lo stesso tetto. I Verdi non sono uguali al PS. Quello che si è fatto e si continua a fare è collaborare sui temi condivisi».

Sul Consuntivo 2015 socialisti ed ecologisti sono riusciti a presentare due distinti rapporti per dire la stessa cosa. A lei non pare un’assurdità?
«Il gruppo dei Verdi voleva sollevare anche problemi ambientali che il PS non aveva trattato. Peccato che questo aspetto non sia stato approfondito come auspicato».

I Verdi stanno vivendo una stagione fatta di tensioni. Franco Denti è in Commissione della gestione. Ma vi rappresenta o, dato che lo avete espulso (ma è pendente il suo ricorso) non lo considerate dei vostri?
«L’assemblea dei Verdi in novembre deciderà se confermare la decisione del Comitato cantonale. Per ora Franco Denti non fa più parte dei Verdi e quindi siede in Gran Consiglio e nella Commissione della gestione come indipendente».

Ha preso in mano il partito lo scorso autunno e ha detto «resterò un solo anno». Conferma che lascerà la carica nei tempi stabiliti?
«Lo confermo. Il mio ruolo era di transizione. La mia parte l’ho fatta: volevo rimettere in sesto le strutture del partito e ora il lavoro è completato. All’interno del partito si è tornati a lavorare serenamente».

Non c’è nulla che potrebbe farle cambiare idea?
«Non vedo nulla che potrebbe farmi cambiare idea. Mentalmente ho già le valigie in mano».