Iniziativa No Billag? No alla vendita della democrazia!
/I Verdi del Ticino invitano a bocciare la pericolosa iniziativa per l’abolizione del canone radiotelevisivo
Il comitato cantonale dei Verdi del Ticino si è pronunciato negli scorsi giorni all’unanimità contro l’iniziativa denominata “No Billag”. Un’iniziativa dal nome ingannevole, che lascia intendere che vi siano altre possibilità di finanziare il servizio pubblico radiotelevisivo al di fuori della riscossione di un canone. In realtà, il testo dell’iniziativa esplicita chiaramente che la Confederazione non potrà più finanziare servizi radiotelevisivi e ciò implica di fatto la fine di un servizio pubblico indipendente nell’ambito dell’informazione.
Come già avvenuto in passato con altri servizi pubblici, che hanno avuto modo di essere privatizzati (PTT, FFS, ecc…), si sono scoperte soltanto in seguito le nefaste conseguenze di queste privatizzazioni. Il campo dell’informazione è però nettamente più delicato per la democrazia. Il mercato dell’informazione fa gola a gruppi editoriali privati svizzeri e internazionali che non sono chiamati a rispettare importanti regole di pluralismo dell’informazione, ma piuttosto a rispondere ad azionisti e inserzionisti del loro operato. Fa specie constatare che i presunti paladini della democrazia svizzera siano tra i sostenitori di questa iniziativa che renderà la Svizzera meno indipendente dall’estero.
Secondo i Verdi del Ticino non vanno neppure dimenticati le oltre 1'200 lavoratrici e lavoratori che potrebbero perdere il loro posto di lavoro nella Svizzera italiana se l’iniziativa dovesse riuscire. Una vera propria mattanza per il Ticino in tempi già piuttosto difficili per l’economia cantonale.
Sarebbe quindi davvero assurdo che una regione linguistica minoritaria come la Svizzera italiana dovesse decidere di essere così autolesionista da non comprendere che la RSI e il servizio pubblico sono uno strumento importantissimo per il mantenimento della nostra cultura e delle nostre radici. Si può essere critici su molti aspetti della gestione dell’attuale SSR, ma in un paese multiculturale e plurilinguista, il servizio pubblico è il miglior strumento a garanzia di una coesione nazionale che non possiamo permetterci di perdere in nome dell’antipolitica o sull’altare di presunti risparmi individuali.