Io oggi mi indigno!
/Sfogliando il CdT un brivido mi corre lungo la schiena, non si può far altro che rabbrividire leggendo le sconcertanti affermazioni di Modenini che senza pudore dichiara che «il salario da solo non può essere la sola risposta alle esigenze di reddito delle persone legate al costo della vita in Svizzera». Secondo il direttore dell’Associazione industrie ticinesi AITI non sarebbe quindi il salario l’unico modo per arrivare a condurre una vita dignitosa nel nostro cantone. Che frase perversa, un invito a nozze a praticare, se possibile ancora di più, il giochetto del dumping salariale e aumentare la schiera dei working poor del nostro cantone, tanto il resto lo copre lo Stato! Per una strana coincidenza queste affermazioni sono state pubblicate proprio lo stesso giorno delle nuove cifre sull’assistenza: 461 persone in più che dipendono dall’assistenza per poter sopravvivere, persone espulse e emarginate da un’economia che massimizza i profitti e riduce i costi, scaricandoli sulle casse pubbliche. A sentire il direttore di AITI sono rarissimi quegli imprenditori che erogano salari da fame, però poi stranamente afferma che se queste eccezioni dovessero essere penalizzate i costi per l’economia ticinese sarebbero insostenibili. Non dimentichiamo che il Ticino è l’unica regione svizzera dove il tasso di povertà è aumentato dal 2010 invece di diminuire e l’unica regione dove i salari mediani sono calati in molte sezioni economiche invece di aumentare.
Da quando è stata pubblicata la sentenza del Tribunale federale che ha respinto i ricorsi contro una proposta di introdurre un salario minimo uguale all’iniziativa dei Verdi «Salviamo il lavoro in Ticino» nel canton Neuchâtel, assistiamo ad arrampicate sugli specchi degne degli artisti del circo Knie: come se gli affitti di Lugano, Mendrisio o del Locarnese fossero inferiori a quelli del centro città di Neuchâtel. Il costo della vita in Ticino è già stato preso in conto nel calcolo dei salari minimi basato sul minimo vitale garantito dalle complementari AVS/AI. Contrariamente a quanto afferma Modenini, anche l’articolo costituzionale neocastellano prevedeva salari minimi differenziati e l’Alta Corte ha già stabilito che la scelta di introdurre un salario minimo unico non viola in alcun modo la Costituzione. Perché mai non si potrebbero paragonare i due cantoni? Tutte scuse montate ad arte da chi vuole solo arricchirsi e non ha nessuno scrupolo a farlo sulla pelle dei lavoratori.
Il diritto a un salario dignitoso e a uno stile di vita dignitoso devono essere garantiti a tutti. Credere che l’aiuto sociale erogato dallo Stato possa essere parte della soluzione non fa altro che dimostrare una volta di più che la politica dei tagli e delle lacrime e sangue sia stata una scelta totalmente poco oculata, che ha ulteriormente aggravato la situazione già precaria di centinaia di famiglie. Nondimeno si tende velatamente a sottintendere che parte della nostra economia sia sussidiata, eresia per chi come Modenini si pulisce la bocca con il libero mercato e la sovranità della libertà imprenditoriale. Mi indigno di fronte a tale esternazioni e invito anche voi ad indignarvi, vi invito inoltre a non dimenticarvi delle scelte scellerate di questa classe politica e dei danni causati conseguentemente. Le prossime elezioni sembrano lontane, ma sono dietro l’angolo!