AVS: i problemi rimangono e non c’è più tempo

Dopo 20 anni è ora di ripensare completamente al sistema pensionistico svizzero.

 

I Verdi del Ticino prendono atto della non accettazione del compromesso governativo per modernizzare il primo pilastro svizzero.

La riforma prevedeva degli aspetti sicuramente interessanti. I Verdi del Ticino, hanno sostenuto l’idea di rafforzare il primo pilastro, ma hanno comunque guardato con preoccupazione alle misure che hanno toccato in maniera importante le donne. In quest’ottica riteniamo centrale trovare anche, al più presto, delle soluzioni per garantire la parità salariale tra i generi, oltre che a migliorare la conciliabilità tra lavoro e famiglia.

Una riforma che tuttavia non aveva prospettiva a lungo termine e che sollevava perplessità nella mancanza di una visione chiara sulla previdenza del futuro. È quindi fondamentale ora chinarsi a riflettere su uno stravolgimento totale del sistema pensionistico svizzero per creare una soluzione che possa valere nel futuro. In questo contesto I Verdi ritengono necessario adattare il sistema di finanziamento delle rendite in un mondo del lavoro sempre maggiormente legato all’automazione e nel quale l’occupazione diventa sempre più rara e precaria. In questo senso è sicuramente auspicabile introdurre una tassazione dell’automatizzazione affinché gli essere umani possano condurre un’esistenza dignitosa.

Uscendo dall’ottica dei tre pilastri, torna ancora in auge l’idea di un reddito di cittadinanza che permetterebbe di ovviare ai problemi sopraelencati.

In alternativa sarà necessario riflettere sull’opportunità di un accorpamento tra i primi due pilastri, in modo da rendere la previdenza vecchiaia accessibile in maniera equa a tutte le cittadine e i cittadini indipendentemente dal loro grado di occupazione e al loro reale inserimento nel mercato del lavoro.