Riforma fiscale: quali garanzie?
/Sgravando i milionari e le grandi imprese ci saranno più soldi e più lavoro, così ci dicono i sostenitori della Riforma fiscale in votazione il 29 aprile. Salvo che il mantra di “più imprese, più benessere” lo avevano già utilizzato nel 2008, in occasione della Riforma II della fiscalità delle imprese, che ha concesso sgravi alle aziende e agli azionisti con risultati a dir poco disastrosi. Da allora le aziende sono effettivamente aumentate, ma sono aumentati anche i disoccupati, i precari, le persone in assistenza, il rischio di povertà e i salari sono scesi in molti settori. Invece di vantare i presunti effetti del bonus bebè da 250 franchi al mese (chiaramente non esentasse), i sostenitori di questa riforma dovrebbero finalmente spiegarci quali cifre sostengono la loro tesi e soprattutto quali provvedimenti hanno adottato per evitare che la situazione peggiori ulteriormente
Dopo gli sgravi del 2008 il numero di aziende in Ticino è passato da 20'000 a oltre 38'000, eppure sono aumentati i disoccupati ILO e la percentuale dei sottoccupati, cioè persone a cui offrono lavoretti precari, ha toccato un nuovo record l’anno scorso. A nessuno è sfuggito che la maggior parte degli impieghi è andata a frontalieri con salari da fame. Che misure ha adottato il governo per evitare che questo si ripeta? Nessuna. In cambio di 52,5 milioni di sgravi non è stato neppure in grado di chiedere retribuzioni di salari dignitosi che permettano di vivere in Ticino o l’assunzione di disoccupati.
Sono anche aumentati gli abusi nel mondo del lavoro e ormai abbiamo 24 Contratti Normali, oltre il triplo del resto della Svizzera, non perché siamo virtuosi ma perché sono stati riscontrati “abusi prolungati e ripetuti” in ben 24 settori. Ma anche in questo caso il Governo non ha ritenuto necessario aumentare i controlli, che già oggi sono insufficienti, figuriamoci se dovessero aumentare ancora le aziende.
Dal 2008 è peggiorata la situazione finanziaria della popolazione e ormai un terzo dei cittadini vive a rischio di povertà. Invece di adottare misure per sostenere le famiglie, il governo ha pensato bene di tagliare aiuti e sussidi per 50 milioni e sempre più persone finiscono in assistenza. In pochi anni il numero dei beneficiari è raddoppiato, e la crescita sembra ormai inarrestabile.
I salari invece di aumentare sono diminuiti in molti settori e diventano sempre meno “svizzeri” perché la differenza con il resto del paese aumenta: siamo a oltre 1'000 franchi in meno e in alcuni rami la differenza raggiunge quasi il 50%. Per tutta risposta il Consiglio di Stato vorrebbe fissare salari minimi da 3'200 franchi lordi, quando nel resto del paese il salario mediano è di oltre 6'100 franchi.
Ci ripetono che con gli sgravi si creeranno “posti di lavoro di qualità per i residenti”, ma non sono in grado di fornire un solo argomento a sostegno di queste promesse. Non abbiamo bisogno di quantità, ma di qualità, di aziende che retribuiscano salari degni, che assumano i disoccupati e i residenti, che adottino programmi di mobilità per evitare di intasare ulteriormente le strade. Di Gucci e di Philipp Plein ne abbiamo già abbastanza. Non lasciamoci illudere un’altra volta, votiamo No il 29 aprile!
Francesco Mismirigo
Membro del comitato cantonale dei verdi del Ticino