Io non mangio lo sfruttamento

Nelle scorse settimane la cronaca è stata funestata da due drammatici incidenti stradali nella vicina penisola. Oltre all’esplosione dell’autocisterna vicino a Bologna, lo stesso giorno vi è stato un incidente stradale in Puglia che ha causato la morte di 12 braccianti agricoli stipati in un camioncino come se fossero semplicemente merce. Un episodio quest’ultimo che ci deve invitare a riflettere.      
Questi braccianti agricoli, spesso immigrati irregolari, sono assunti e sfruttati dalla malavita per lavorare nei campi principalmente di pomodori per pochi euro all'ora (si parla di cifre tra i 2 e i 4 euro all'ora). Sono alloggiati in baracche, trasportati nei campi come bestiame e non hanno nessun diritto. Una situazione che ricorda ciò che avveniva nelle piantagioni di tabacco nordamericani negli scorsi secoli.
I nostri supermercati sono pieni di merce, a basso costo, proveniente dai paesi limitrofi, come Italia e Spagna, dove il fenomeno del caporalato e dello sfruttamento sembra essere purtroppo ben radicato. Ecco perché a mio parere è davvero importate fare il possibile per cibarsi con prodotti locali di stagione, in modo da avere qualche garanzia in più di non essere complici, in qualità di consumatori finali, di un business che sfrutta le persone. Qualora non fosse possibile ricorrere agli alimenti locali sarà comunque importante che la Confederazione faccia il massimo per garantire che i prodotti importati rispettino la dignità di chi lavora. È principalmente per questo motivo che sostengo l'iniziativa "per alimenti equi". Poiché non ho nessuna intenzione di alimentare lo sfruttamento delle persone e questa forma (neanche tanto) moderna di schiavitù. Perché in fondo siamo anche quello che mangiamo.

Ronnie David Co-coordinatore I Verdi del Ticino