Le liste elettorali
/La difficoltà che ogni partito incontra nel reperire candidate e candidati per le liste parla di una disaffezione per la cosa pubblica preoccupante. Nel chiedere a parenti e amici intelligenti e preoccupati per il futuro di impegnarsi in prima persona, mi sono imbattuta in questo genere di risposte: “Fai tu al posto mio, io non me la sento, non ho tempo, voglia, energie, interesse”. E poi: “Non sopporto i politici”…”Neppure io!”, rispondo invariabilmente, anche se dopo oltre dieci anni di attività politica la risposta suona stridente alle mie stesse orecchie. Il fatto è che non dovrebbero esistere “i politici”, soprattutto nella realtà comunale, bensì persone interessate al bene pubblico, alla tutela del territorio e della qualità della vita. Dalla mia esperienza, i politici e le politiche conosciute, a frequentarli da vicino, sono persone tendenzialmente malinconiche e parecchio sole come gran parte del genere umano, con buone intenzioni e risultati altalenanti. Figure fortunatamente un po’ stropicciate e differenti dalla loro immagine pubblica, quella sorridente e piena di energia, con le luci giuste e la cravatta o l’abitino d’ordinanza. Non esistono “loro” e “noi”, ed è scoraggiante sentire questo disinteresse generale per la cosa pubblica, tutti presi da faccende quotidiane, dal lavoro che non c’è o che c’è troppo, da una visione depressiva di “tanto non cambia niente” e dal malcontento generale che un giorno dopo le elezioni porterà alcune persone a criticare ogni scelta operata o ogni cosa non fatta. Soprattutto le donne tendono a dire no, e le capisco bene, essendo noi tendenzialmente più pragmatiche ed efficienti degli amici uomini: a conti fatti, mettersi in lista e venire eletti non conviene, se si considera il tempo da mettere a disposizione, il rischio concreto di attacchi personali, e la garanzia di qualche arrabbiatura. Eppure, il nostro sistema funziona su una base rappresentativa che non può sottrarsi ad un impegno collettivo, pena il fallimento del nostro sistema democratico. Nella nostra società in profonda crisi di identità grazie anche alle picconate di generazioni di “uomini forti”, dovremmo forse arrivare all’obbligo per sorteggio di rappresentare la comunità nei consessi politici. Ammesso che esista ancora una comunità, e non unicamente schiere di solitudini ammaestrate a servire l’economia. Non voglio pensare che l’unica speranza siano i giovani, perché ciò sarebbe classista: serve l’esperienza e la buona volontà di tutte. Il femminile è inclusivo!
Claudia Crivelli Barella, i Verdi
Gennaio 2020