Nuova imposizione dei frontalieri: quali conseguenze per il Ticino?

Il Consiglio federale ha approvato una nuova imposizione fiscale per i frontalieri e Sergio Savoia solleva una serie di interrogativi e propone dei correttivi con un'interrogazione urgente al governo. Lo scopo è capire quali saranno le implicazioni per il Ticino, qual è stato il ruolo del nostro governo e della nostra deputazione a Berna.

Foto: Claudia Manna

Foto: Claudia Manna

Interrogazione "Quali conseguenze per il Ticino della nuova imposizione dei frontalieri?"

I frontalieri saranno considerati "quasi residenti”. Significa che potranno essere tassati come i residenti e chiedere tutte le deduzioni fiscali dei residenti. In sostanza potranno dedurre dalle imposte anche le spese per il tragitto casa-lavoro; gli interessi passivi dell'ipoteca per la loro casa (in Italia) e le spese di manutenzione (effettuate da artigiani italiani, in Italia).

Almeno questo è quello che prevede il progetto di legge presentato venerdì 28 novembre dal Consiglio Federale.

In pratica i frontalieri, di anno in anno, potranno scegliere fra l'imposta alla fonte e la tassazione ordinaria, a seconda di come gli conviene di più.

La decisione del Consiglio Federale renderà pressoché vana la decisione del Gran Consiglio di alzare al 100% il moltiplicatore per le imposte alla fonte.

Secondo le stime circa 34'000 persone beneficeranno di questo trattamento, stime fatte però sul numero di frontalieri dello scorso anno, cioè 59'000. Oggi sono 63'000 quindi sarà qualcuno in più a chiedere la tassazione "normale".

La perdita per le casse del cantone non è ancora stata valutata, per contro si sa che avremo bisogno di più personale per evadere tutte le richieste e questo causerà spese per 1'250'000 franchi.

Comunque sia  questa misura fa sembrare ridicoli gli sforzi per frenare l'invasione di padroncini nell'edilizia: la possibilità di sgravare dalle tasse i lavori effettuati da artigiani italiani in Italia sembra un misura di rilancio dell'economia lombarda… finanziata dai ticinesi.

Nel rapporto sui risultati della procedura di consultazione avviata dal consiglio federale sulla nuova imposizione tra le risposte dei vari cantoni svizzeri, si trovano alcune informazioni interessanti. Ad esempio il Ticino non è stato in grado di dire quante persone imposte alla fonte guadagnano meno di 40'000, 50'000 e 60'000 franchi l'anno. Il che non lascia ben sperare sul lavoro di chi dovrebbe monitorare la situazione.

Fatte queste doverose premesse mi permetto di chiedere al lodevole Consiglio di Stato quanto segue:

  • come valuta il Consiglio di Stato la possibilità per i frontalieri di chiedere deduzioni fiscali per i lavori effettuati nelle loro abitazioni in Italia da artigiani italiani e per gli interessi passivi dell'ipoteca dal punto di vista della già forte concorrenza esercitata da notificati distaccati e indipendenti sugli artigiani ticinesi? Quando ha discusso con le organizzazione dell'edilizia, il Consiglio di Stato le ha messe al corrente della possibilità che in futuro i frontalieri potranno sgravare lavori realizzati da imprese italiane in Italia?
  • Mentre veniva elaborato il famoso rapporto su frontalieri e prestatori di servizio indipendenti, il Consiglio di Stato già sapeva che gran parte delle misure proposte per rendere meno attrattivo il Ticino per i lavoratori d'oltrefrontiera sarebbero state vanificate da questa revisione posta in consultazione in 13 dicembre 2013 e per la quale era stata consultata anche la Conferenza dei direttori cantonali delle finanze (quindi anche il Ticino)?

  • La decisione del Gran Consiglio di applicare un moltiplicatore comunale del 100% per le imposte alla fonte avrebbe dovuto portare nelle casse cantonali 20 milioni di franchi supplementari. Se la revisione dell'imposizione alla fonte proposta dal Consiglio federale dovesse entrare in vigore, quanti sarebbero effettivamente gli introiti in più per le casse cantonali? I frontalieri sarebbero imposti in base all'aliquota effettiva del comune dove lavorano? Se sì, e tenendo conto del fatto che la stragrande maggioranza dei frontalieri lavora in comuni con moltiplicatori bassi, quale sarebbe il mancato introito rispetto a moltiplicatore medio del 78% applicato finora per le imposte alla fonte?
  • I frontalieri residenti nella fascia di confine, che costituiscono la stragrande maggioranza dei pendolari italiani attivi in Ticino, sono imposti unicamente in Svizzera, non vengono imposti a titolo accessorio nel loro luogo di domicilio. Non inoltrano quindi una dichiarazione d'imposta "completa" in Italia secondo i criteri svizzeri e non sono oggetto di un'imposizione integrale che permetterebbe di stabilire l'insieme dei redditi. Come verranno stabiliti i redditi complessivi di questa categoria di frontalieri?
  • il direttore dell'Ufficio delle contribuzioni Lino Ramelli, in un'intervista rilasciata il 4 maggio al Corriere del Ticino, ha affermato che per trarre vantaggio dalla tassazione ordinaria un frontaliere dovrebbe avere un salario di almeno 7.000-8.000 franchi mensili, in particolare perché gli verrebbe contabililizzato come reddito il valore locativo della sua abitazione in Italia. Sulla base di quali criteri e/o documenti verrebbe valutato il valore di un'abitazione di proprietà in Italia e il suo valore locativo?
  • Come sarà possibile verificare che le spese sostenute in Italia dai frontalieri che chiedono la tassazione ordinaria e le relative deduzioni siano effettive? A nostro avviso, è imperativo il Consiglio di Stato applichi anche ai frontalieri la regola secondo cui le deduzioni fiscali per lavori commissionati a ditte estere verranno accolte solo se accompagnate dalla prova dell'avvenuto pagamento tramite conto bancario o postale, come previsto dall'iniziativa di Michela Delcò Petralli accolta dal Gran Consiglio il 23 settembre 2014.
  • Visto che i frontalieri beneficeranno di un vantaggio rispetto ai residenti dal punto di vista fiscale, potendo scegliere fra imposta alla fonte e tassazione ordinaria ulteriore a seconda della convenienza, il Consiglio di Stato ha previsto di chiedere ai lavoratori d'oltreconfine o a chi li impiega in Ticino di contribuire alle altre spese sostenute dai contribuenti residenti, ad esempio per le infrastrutture o le misure antinquinamento e antirumore?
  • Come mai il Ticino risulta essere l'unico cantone incapace di fornire le cifre in merito alla percentuale di persone imposte alla fonte non residenti (frontalieri) che guadagnano più di 120'000 franchi?
  • Come mai il Ticino non è in grado di fornire le cifre in merito alla percentuale di persone imposte alla fonte che guadagnano meno di 40'000, 50'000 o 60'000 franchi lordi l'anno?
  • Gli unici altri cantoni a non fornire queste cifre sono Friburgo e Appenzello esterno, dove i frontalieri a fine 2013 erano rispettivamente 515 e 365. Vista l'importanza del fenomeno del frontalierato in Ticino e le ripercussioni sul mondo del lavoro, non sarebbe il caso di stilare e aggiornare costantemente una simile classifica? A nostro avviso sarebbe d'aiuto anche alle autorità incaricate di svolgere controlli sul mondo del lavoro e permetterebbe di avere un'idea più chiara dell'influenza del frontalierato sui livelli salariali in Ticino.
  • Come valuta le conseguenze di questa nuova legislazione per il canton Ticino in generale e, in particolare, per le sue potenziali implicazioni per il gettito fiscale e per il maggior onere burocratico derivante allo stato?
  • Quando è stata messa al corrente la deputazione ticinese alle Camere federali che questa revisione dell'imposta alla fonte era in preparazione?
  • Non ritiene il Consiglio di Stato che a fronte di questa novità sia prudente e utile decidere il blocco dei ristorni, immediatamente a titolo cautelativo?


Sergio Savoia
deputato al Gran Consiglio