Quelli che "non si possono criticare le aziende"

L'OPINIONE - Il nostro coordinatore, con chiarezza e la sua abituale verve, ci spiega perché, invece, si possono criticare.

Un amletico dubbio mi perseguita e, da tempo ormai, mi toglie il sonno: ma quanti sono 'sti benedetti industriali "ticinesi"? Che siano 20'000? Oppure 30'000? Che percentuale rappresentano sull'intera popolazione?

Ci sono circa 5'000 aziende del secondario in Ticino, allora perché si dà spazio sempre e solo alle rivendicazioni di queste? Il Caffé, il giornale più imparziale che c'è, ha pubblicato nuovamente una illuminante intervista di Stefano Modenini, il direttore dell'Associazione delle industrie ticinesi (che non so perché mi ricorda un tizio che tentò di vendermi un VCR nel parcheggio di un autogrill).

L'AITI è quella sensibile associazione che ha inoltrato un ricorso al tribunale federale contro salari minimi da circa 3000 franchi previsti dai contratti normali di lavoro (avevamo promesso di ricordarlo ogni volta che la citavamo, e teniamo fede ai nostri impegni).

Titolo e occhiello dell'intervista sul Caffè sono tutto un programma: “Non illudiamoci, non si può vivere di solo high tech”. Gli industriali, povere stelle! denunciano troppi attacchi alle imprese che occupano i frontalieri. Segue una dettagliata spiegazione su come mai il Ticino non attiri multinazionali statunitensi o germaniche, come succede nel canton Friburgo.

Le pecche del nostro Cantone sarebbero, Modenini docet: la mancanza di personale specializzato, l’assenza di scuole ad hoc per insufficiente massa critica, le difficoltà nei trasporti, minor facilità d’accesso agli aeroporti, ma anche la ridotta competitività fiscale.

E conclude, soave: “Per questo prima di mandare via le aziende che pagano salari medi o bassi, e che comunque versano fior di imposte ai Comuni e al Cantone, bisogna preparare il terreno. Sono d’accordo anch’io che è meglio che certe aziende se ne vadano, ma lasciamo fare al mercato, non illudiamo la gente".

Bel tentativo Mode! Peccato che tutti i fattori che cita il nostro eroe, difensore dei bassi bassi salari e dello spreco di territorio, siano stati presi in conto anche nell'annuale studio del Credit Suisse sulla qualità della localizzazione per le imprese e che il Ticino si piazzi, guarda caso, proprio davanti a Friburgo. Cioè l'esatto contrario di quel che dice l'amico Modenini.

Anche il mantra per cui le aziende pagano fior fior di imposte non regge. Le imposte sulle persone giuridiche, cioè tutte le imprese, anche le oltre 27'000 del terziario e non solo le 5'000 del secondario, versano il 19% del totale delle tasse pagate in Ticino. Anche a sommare le imposte alla fonte, come fa Modenini ogni volta, non si arriva al 26%. A titolo di paragone le persone fisiche, noi, paghiamo il 51,6%. Cioè noi, i tanto vetuperati cittadini non produttivi di questo cantone, paghiamo quasi tre volte tante tasse.

Non dimentichiamo neppure che in Ticino il 3% delle aziende genera l'85% del gettito delle persone giuridiche (documento sulla "road map" pag 22 ), quindi il restante 97% delle aziende versa solo il 15% delle entrate fiscali provenienti dalle imprese, che a loro volta sono il 19% di tutte le tasse pagate.

A conti fatti il 97% delle imprese versa solo il 2,85% del totale globale delle imposte.

Un po' pochino per vantarsi di essere indispensabili al funzionamento del cantone. Se ci sono "troppi attacchi alle imprese che occupano i frontalieri" è perché per finire queste imprese ci costano più di quanto ci rendono.

Le imposte alla fonte rappresentano solo il 6,9% del totale delle imposte, però i frontalieri rappresentano ormai un terzo dei posti di lavoro: 185'100 posti di lavoro a tempo parziale e pieno e 62'458 frontalieri, fanno il 33,74% se la mia calcolatrice funziona.

Da notare poi che non ci sono solo i frontalieri che contribuiscono alle entrate dell'imposta alla fonte, ma anche gli oltre 30'000 residenti con permesso B. Prendiamo un altro esempio, visto che l'AITI ha avuto la felice idea di chiedere alle imprese affiliate di opporsi al piano di Zali contro i parcheggi abusivi.  I costi esterni al traffico, quindi quelli non pagati dagli utenti ma dalla comunità, in Svizzera sono pari a 9,4 miliardi, 7,7 miliardi per il solo traffico stradale.

Visto che in Svizzera siamo circa 8 milioni, fanno più o meno 1'000 franchi a testa. Le imposte che versano i frontalieri non bastano neppure a coprire questi costi. Chi li paga? Senza contare che chi assume un frontaliere al posto di un residente, oltre alla sofferenza umana, causa perdite e costi per lo stato e comunità tutta intera. E non è un caso che gli introiti delle imposte diminuiscano e che le spese per l'assitenza sociale esplodano. Poi un'impresa che occupa solo frontalieri occupa anche il territorio, che non è una risorsa infinita e impedisce ad altre imprese, magari meno vampire, di stabilirsi. Lasciar "fare al mercato" come propone Modenini con grande estro e fantasia, significa continuare a pagare noi tutti per avere il cantone pieno di questo tipo di aziende. E adesso dovremmo pure pagare per i parcheggi abusivi? Ma anche no!