Pinoja - Prima i nostri. Il “regalo di Natale” che aspetta da marzo 2015
/Gabriele Pinoja, capogruppo UDC e presidente della neocostituita commissione per l’applicazione dell’iniziativa “Prima i nostri”, ha annunciato oggi in un’intervista alla Regione di voler presentare una mozione per l’attuazione del principio della preferenza indigena nel settore statale, parastatale e sussidiato. Dichiarazioniche i Verdi del Ticino accolgono con estrema soddisfazione: finalmente gli atti parlamentari presentati da Michela Delcò Petralli e dal Gruppo dei Verdi in Gran Consiglio usciranno dai cassetti e saranno dissotterrati dalla polvere. Quanto presentato da Pinoja fino ad ora non è nulla di nuovo, basti pensare all’iniziativa parlamentare generica e alla mozione del marzo 2015 (vedi allegati) in cui si chiedeva l’applicazione del modello di Ginevra non solo nel settore statale- già in vigore- ma pure in quello parastatale e sussidiato, mozioni ed iniziative rimaste inspiegabilmente ignorate. Per quanto riguarda il settore sociosanitario e AET, il principio della preferenza indigena sul modello ginevrino è già stato introdotto grazie ad una mozione di Gianni Guidicelli e per iniziativa dei Verdi nella nuova legge AET.
La grossa sfida sarà riuscire ad applicare il principio della preferenza al settore privato. Troppi imprenditori, con la scusa del “non si trova manodopera residente” o “i residenti non sono formati”, continuano ad assumere frontalieri con paghe inadeguate per il Ticino. Per questo i Verdi, oltre all’iniziativa per l’introduzione dei salari minimi dignitosi, avevano presentato un’iniziativa parlamentare elaborata per la modifica della L-rilocc il 17 ottobre 2011 chiedendo l’obbligo di annunciare i posti vacanti agli URC. La proposta è stata bocciata in giugno dal Gran Consiglio, anche da UDC e Lega. Un’altra iniziativa a questo scopo, presentata sempre dalla nostra coordinatrice nell’ottobre 2015, è anch’essa ferma nei cassetti e ci auguriamo che stavolta i promotori di Prima i nostri la sostengano senza accampare scuse.
Senza sapere quali sono i posti vacanti disponibili è infatti impossibile garantire che la priorità sia data ai residenti. Dal 2005 al 2014 il numero delle aziende nel nostro cantone è quasi raddoppiato passando da 19’000 a oltre 37’000 ed è illusorio pensare di controllarle senza un obbligo di notifica agli URC. Con il vecchio sistema di preferenza indigena i controlli erano praticamente inesistenti e i permessi venivano concessi senza troppe lungaggini per vari settori dove solo i frontalieri si candidavano visti i livelli salariali infimi o il tipo di lavoro (si pensi all’edilizia).
Ancora oggi ci sono interi settori industriali dove la quasi totalità dei dipendenti sono frontalieri e dove addirittura i salari in alcuni casi sono calati fra il 2008 e il 2014, come la fabbricazione di articoli in gomma e materie plastiche, la fabbricazione di computer, prodotti di elettronica o le industrie tessili e dell’abbigliamento. Anche in settori dove sono necessarie qualifiche, come ad esempio l’industria farmaceutica, i salari sono nettamente inferiori alla media svizzera e la percentuale di frontalieri è molto elevata. Alcuni di questi fanno parte dei settori definiti “promettenti” e sui quali il governo intende indirizzare il futuro sviluppo economico del cantone. Senza agire sui salari e senza introdurre criteri qualitativi chiari per le imprese che si stabiliscono da noi, la preferenza indigena rimarrà solo una pia illusione perché continueranno a svilupparsi settori basati su bassi salari accettabili solo da chi non vive sul territorio.