La competitività economica del Ticino
/Gli ultimi studi sulla competitività economica del Ticino - dell’IRE e dell’UBS – confermano quanto ormai era noto da anni e mettono in evidenza i limiti dell'approccio scelto per affrontare le questioni legate allo sviluppo economico. Ormai appare chiaro che più imprese e più posti di lavoro non si traducono con un miglioramento della qualità di vita della popolazione residente. Occupazione e bassi salari rimangono ancora il problema principale dell'economia cantonale e né il forte incremento delle aziende e degli impieghi, né le politiche adottate finora sono riuscite a migliorare la situazione, anzi: dal 2002 il tasso di disoccupazione Ilo è raddoppiato e il divario fra i salari ticinesi e quelli svizzeri è progressivamente aumentato invece di diminuire negli ultimi 10 anni.
Per invertire la tendenza e offrire posti di lavoro di qualità, come promesso dal consigliere di Stato Christian Vitta, non possiamo operare scelte basandoci unicamente di criteri come il PIL, le esportazioni o il volume d'affari; dobbiamo tener conto anche di altri fattori come i livelli salariali, gli sbocchi professionali per la manodopera residente, l'impatto ambientale. I settori "di punta" su cui dovrebbe investire il cantone in futuro, ad esempio, sono stati scelti in base a criteri "puramente economici": la moda, il settore dell'elettronica e dell'orologeria, l'industria farmaceutica e le tecnologie dell'informazione infatti sono tutti settori in forte crescita ma con retribuzioni basse, in molti casi del 50% inferiori alla media nazionale, e con una forte percentuale di frontalieri. Addirittura i salari mediani in Ticino sono calati fra il 2008 e il 2014 in molti di questi settori.
Che senso ha riorientare il tessuto economico verso settori che sicuramente sono in forte espansione, ma che non offrono salari attrattivi per la manodopera locale? A che serve avere un Pil in crescita e alti livelli di esportazioni se poi quasi un quarto delle persone vive in un'economia domestica con un reddito disponibile equivalente inferiore alla soglia di povertà e se le persone in assistenza continua ad aumentare?
Per “cambiare paradigma” non basta la nuova Legge sull’innovazione che impone condizioni salariali, percentuali minime di manodopera residente e un uso parsimonioso del suolo alle imprese che beneficiano di aiuti, perché queste sono solo il 2-3% del totale. Dobbiamo fare in modo che questi criteri diventino fattori determinati nelle scelte sul futuro sviluppo economico del cantone del cantone.