ARGO1: facciamo chiarezza

Le nuove rilevazioni discreditano pesantemente l’amministrazione e i suoi responsabili

La recente indagine giornalistica presentata da Falò sulla RSI e l’approfondimento del settimanale Area hanno riacceso i riflettori sul pasticcio legato all’appalto per la sorveglianza dei centri di accoglienza migranti ad Argo1.

 

I Verdi del Ticino sono consapevoli delle difficoltà che un Consigliere di Stato deve affrontare nello svolgimento del proprio compito, ma sono altresì convinti che sia importante dimostrare con i fatti, e non solo a parole, la bontà del proprio operato. È fondamentale a questo punto, riflettere a fondo su quali siano le premesse per continuare a svolgere dignitosamente un ruolo così importante per la cosa pubblica (in altri tempi, per uno scandalo di questa portata, le dimissioni spontanee del capo sarebbero state l’unico scenario possibile). L’istituzione di una commissione d’inchiesta parlamentare appare ora indispensabile per fare luce sui legami tra l’agenzia di sicurezza, l’Amministrazione e il Parlamento cantonale, anche in relazione alle rivelazioni su una presunta assunzione, nell’agenzia, tramite un programma occupazionale finanziato dalla collettività.

I numerosi nuovi aspetti emersi nelle inchieste giornalistiche dovranno essere verificati nelle sedi opportune. Tuttavia, I Verdi del Ticino constatano che occorre sviscerare al più presto il serio problema all’interno dei dipartimenti. Non sembra trattarsi, infatti, di una semplice svista, né di un concatenamento di disgraziate fatalità, ma di errori sostanziali fatti ripetutamente a tutti i livelli, la cui gravità mette in dubbio la buona fede di chi li ha commessi e, di conseguenza, la fiducia nelle istituzioni. A questo punto, purtroppo, qualsiasi sia l’esito dell’indagine, l’Amministrazione Cantonale ne uscirà con un’immagine, nel migliore dei casi, fragile e goffa.

Le problematiche non sono limitate ai funzionari. È sorprendente la posizione dell’onorevole Paolo Beltraminelli che, per giustificare l’appalto ad Argo1 a un costo orario che non coprirebbe nemmeno le spese salariali e i contributi di legge, si appella a presunte pressioni esterne (peraltro smentite dai dati oggettivi) che richiederebbero una riduzione delle spese nella gestione di migranti.

Su un dossier così importante, come appunto ricordato dal Consigliere di Stato, ci si aspetterebbe una gestione oculata, impeccabile nelle procedure, anche per dimostrare l’efficacia del Cantone nell’utilizzo delle risorse. Invece, da tutta questa vicenda emerge il contrario, quasi le casse dello Stato fossero un pozzo dal quale attingere a piacimento, senza rendere conto a nessuno e senza osservare le regole.