No Billag: è in gioco la democrazia
/Di Ronnie David co-coordinatore I Verdi del Ticino
Nel mese di marzo si voterà per l’iniziativa No Billag, che se dovesse essere approvata porterebbe, oltre alla perdita di migliaia di posti di lavoro qualificati e retribuiti congruamente, alla scomparsa del servizio pubblico nel settore dell’informazione. Un aspetto questo che personalmente ritengo assai preoccupante, poiché il servizio pubblico è l’unico che fornisce garanzie sulla molteplicità delle idee esposte. Nell’ambito privato invece la tendenza è quella di assecondare in maniera più o meno palese le tesi degli sponsor, che attraverso spot e inserzioni pubblicitarie determinano il successo o meno di un giornale o di un gruppo mediatico. Questo aspetto dovrebbe far riflettere coloro che hanno a cuore il nostro Paese, le tradizioni e che credono importante difendere i fattori di successo che hanno contribuito a costruire la Svizzera. Tra questi fattori vi è senza dubbio la stabilità, dovuta alla capacità di mediazione tra le varie componenti della società. In un mercato dell’informazione privatizzato, la tendenza sarà quella di avere una sovra rappresentazione della parte di società ed economia con maggiori possibilità economiche, con una forte influenza sul dibattito pubblico e la democrazia diretta.
Un aspetto in tutto questo dibattito deve essere chiaro, l’iniziativa specifica in maniera chiara che la Confederazione non potrà più disporre di un gruppo mediatico dedito al servizio pubblico e questo significa concretamente dire addio alla SSR.
Alcune critiche a questo ente le trovo personalmente legittime, in particolare su alcuni aspetti relativi al palinsesto televisivo e alle impostazione dell’informazione politica. Ma nonostante non condivida ciò che dici, sarei disposto a dare la vita affinché tu possa dirlo. Lunga vita alla SSR e lunga vita al servizio pubblico.