Riforma fiscale in Ticino - Quale visione stiamo seguendo?

La proposta di riforma fiscale e sociale (come d’altra parte anche la politica sulla pianificazione del territorio) appena presentata dal Governo ticinese mi lascia molta perplessità. Da una parte l’aver accostato lo “zuccherino” del sostegno sociale alla politica fiscale appare quasi spudoratamente una “ruffianeria”. Dall’altra, la visione che il futuro del Ticino venga fatto dipendere dal mantenere, rispettivamente attrarre, persone fisiche e giuridiche dai grandi capitali è sinceramente lesiva di chi non appartiene a questa categoria. “Sbavare”, mi si passi l’analogia, dietro le ciotole più succose, non mi sembra una grande testimonianza di stima e di fiducia nei mezzi di chi costituisce il Ticino. A me piacerebbe una politica che sappia valorizzare l’intraprendenza di ogni singola persona fisica, e sottolineo fisica, l’ingegno che ognuno ci mette per arrivare a fine giornata, non a scapito degli altri, bensì con gli altri, siano essi famigliari o meno. Al momento questa visione non la percepisco. Sento invece chiara e netta la “paranoia dell’altro”. L’altro è quello che ti ruba il lavoro, quello che ti ruba i globalisti o le aziende che “rendono”, quello che non ha il profilo sufficientemente adatto o costa troppo. La paranoia è il semplice risultato di una politica utilitarista e opportunista. Attraverso politiche del genere non si creano legami a prova di “stress test” e non si costruiscono confederazioni.

Marco Noi, Bellinzona