La sostenibilità ci farà risparmiare

Il prossimo 23 settembre, andremo a votare su tre oggetti federali, due dei quali legati all’agricoltura. Il primo sondaggio ad inizio agosto sui due temi “agricoli”, dava i favorevoli ben oltre il 70 %. A fine agosto, pur rimanendo in maggioranza, i favorevoli erano sensibilmente calati. Questi dati stanno a significare che la grande maggioranza condivide il principio delle due iniziative, ma non appena gli oppositori rimarcano un possibile aumento dei costi, i buoni principi sembrano soffrire. Non è una sorpresa. Quello dei costi è il tema per eccellenza. Ne abbiamo un esempio a livello globale con l’accordo di Parigi sul clima, dove sui principi sono tutti d’accordo, ma sull’applicazione, i costi derivati e le eventuali sanzioni per i trasgressori “casca l’asino”. Ma anche a livello nazionale si potrebbero fare innumerevoli esempi (uscita dal nucleare, economia verde, …).

Quello che gli oppositori ad iniziative ecologiche omettono però di dire, è che più si aspetta ad imboccare la strada della sostenibilità e più i costi finanziari dei danni agli ecosistemi, alla salute e ai tessuti sociali derivati da un sistema produttivo finalizzato alla massima resa e al profitto di corto termine, aumentano esponenzialmente.

Scegliere la strada della sostenibilità come è proposto nell’iniziativa sugli alimenti equi e in quella sulla sovranità alimentare, non è dunque solamente una questione di “buon principio”, bensì proprio una questione di risparmiarci costi nascosti, le cosiddette esternalità, che favoriscono i bassi prezzi della maggior parte degli alimenti. Questi costi nascosti li stiamo già pagando attraverso le spese sanitarie, attraverso le spese per l’integrazione di persone che non beneficiano di trattamento equo ed hanno perso la propria sovranità alimentare, attraverso lo smaltimento dei rifiuti ed attraverso gli investimenti per rigenerare gli ecosistemi e le terre “stressate”. Più aspettiamo a cambiare rotta, più i costi per difenderci da tali effetti secondari aumenteranno.

Il fatto che l’agricoltura sia il settore primario dell’economia e che l’alimentazione sia la base della piramide dei bisogni umani, forse ci offre l’indizio che il cambiamento va proprio iniziato qui.

Marco Noi

Verdi del Ticino