Guerra alle microplastiche

Dal Corriere del Ticino di sabato 12 gennaio 2019

Il Ceresio è tra i laghi svizzeri con il maggiore inquinamento da microplastiche: il dato – reso noto da uno studio presentato giovedì dal Dipartimento del territorio (vedi il CdT di ieri) – pone non poche riflessioni soprattutto sulle conseguenze che ciò comporta per l’ambiente e, in definitiva, per la nostra salute. Ne abbiamo parlato con Nicola Schoenenberger, biologo e consigliere comunale per i Verdi a Lugano.

«La problematica delle microplastiche non è di oggi ed è nota da un certo tempo – premette subito il nostro interlocutore – uno studio che risale ai primi anni dello scorso decennio, dedicato all’acqua salata, aveva confermato che il 100% delle campionature effettuate praticamente su tutti i mari e oceani del mondo aveva dato esito positivo confermando una massiccia presenza di rifiuti di plastica, e la cosa aveva immediatamente suscitato molto scalpore. Negli anni seguenti si è cominciato a intuire gli effetti sull’ambiente in particolare sugli esseri viventi. Ma mentre è dimostrata la tossicità su molluschi, vermi e pesci – organismi presenti ovviamente anche nel Ceresio – sull’essere umano mancano dati. Ciò per ora non esclude rischi».

«Ci troviamo in una situazione lacunosa dal punto di vista delle conoscenze – prosegue il biologo – e mi risulta che l’acqua potabile captata dal lago di Lugano non venga infatti analizzata nell’ottica delle microplastiche e per ora non c’è nemmeno un obbligo legale che impone di farlo. Si sa però che la Città di Zurigo si sta preparando per introdurre al più presto a livello di captazioni a lago un’ ultrafiltrazione delle nanoparticelle».

«A fronte di ciò mi sembra giusta la proposta del ministro Claudio Zali di approfondire il problema e di dar vita ad una campagna di sensibilizzazione indirizzata alla popolazione. Dal mio punto di vista come biologo e politico bisognerebbe andare oltre. I Verdi da una decina d’anni con atti parlamentari hanno chiesto ripetutamente l’abbandono dei sacchetti di plastica (cosa che tra l’altro è da tempo stata adottata da Paesi come il Ruanda) così come delle plastiche monouso (come posate, bicchieri, piatti eccetera) che l’Unione Europea metterà al bando nel 2021. Si tratta quindi di agire da un lato sulla produzione e sull’immissione nell’ambiente di plastiche, ma dall’altro sulla necessità di stimolare un maggiore riciclaggio e separazione delle plastiche cosa che attualmente in Ticino – se escludiamo il solo PET – non viene ancora fatto. Un passo, quest’ultimo, che diventa oggi ancora più importante con l’introduzione della tassa sul sacco».

«Noi ci siamo sempre impegnati e continueremo a farlo affinché i problemi vengano risolti alla radice – conclude – puntando ad evitare le immissioni nell’ambiente, cosa essenziale per il Ceresio che, sappiamo, per la sua particolare conformazione ha un ricambio delle acque particolarmente lento». GR