L’aria è il respiro della foresta

Quando parliamo del nostro futuro, di quello dei nostri figli e dei nostri nipoti, dobbiamo realizzare che nessuna creatura di questo pianeta può vivere senza le altre. L’aria che respiriamo non è altro che il respiro degli alberi delle foreste, un respiro che va in avanti da centinaia di milioni di anni. Dovessero scomparire le foreste che ci forniscono l’ossigeno di cui abbiamo bisogno per vivere, soffocheremmo entro pochi anni e se dovessero sparire gli insetti che impollinano le nostre colture moriremmo ben presto di fame. Promuovere un’economia sostenibile e tutelare in modo efficace il nostro ambiente non è affatto un lusso, bensì pura e semplice necessità.

Abbiamo inquinato con spensieratezza per decenni

Abbiamo gioiosamente inquinato campi, torrenti, fiumi, laghi e mari con erbicidi e pesticidi e con miliardi di tonnellate di plastica, che ci ritroviamo nell’acqua che beviamo e nel pesce che mangiamo sotto forma di micro-particelle. Abbiamo avvelenato l’aria che respiriamo con ogni sorta di gas e di polveri sottili. In meno di cent’anni abbiamo disboscato i due terzi del pianeta e fatto fuori la metà delle specie animali e vegetali. In Europa negli ultimi 30 anni sono scomparsi il 75% degli insetti e negli ultimi 15 un terzo degli uccelli. Nel nostro paese, la Svizzera, asfaltiamo o cementifichiamo ogni secondo, e sottolineo ogni secondo, quasi un metro quadrato di natura, una superficie che equivale a ben 10 campi da calcio al giorno.

È questo il mondo che vogliamo lasciare ai nostri figli e ai nostri nipoti?

In neanche una manciata di generazioni abbiamo portato il nostro pianeta sull’orlo del collasso. Abbiamo dato l’avvio a una catastrofe climatica che, se non fermata, assumerà dimensioni bibliche, basta ricordare che negli ultimi decenni nel grande nord la temperatura media è già aumentata di 4 gradi, che nei soli ultimi 5 anni il ritmo di fusione dei ghiacci boreali è quadruplicato. Se non riuscissimo a bloccare nel giro dei prossimi 30 anni l’infernale meccanismo che abbiamo incautamente innescato, la fusione completa dei ghiacciai della Groenlandia e dell’Antartide farebbe salire a termine il livello degli oceani di ben 70 metri, cancellando le grandi metropoli costiere del nostro pianeta e gran parte delle pianure agricole costiere più produttive.

Solo 11 anni per arginare la catastrofe

Negli ultimi 50 anni, a causa del nostro sfrenato consumo di combustibili fossili, la concentrazione di CO2 nell’atmosfera è passata da 320 a oltre 410 ppm e con essa la temperatura media è aumentata di 1,2 gradi. L'ultima volta in cui l’atmosfera ha avuto un contenuto di CO2 simile a quello di oggi era 3 milioni di anni fa. Allora la temperatura media era di soli 2 a 3° C superiore a quella attuale e il livello dei mari era 15 metri più elevato di oggi. L’ultimo rapporto del gruppo di esperti intergovernativo dell’IPCC è estremamente allarmante: se non ce la facciamo a fermare l’aumento medio della temperatura a 1,5 gradi entro il 2050 la catastrofe è garantita. Per riuscirci è tuttavia necessario, entro i prossimi trent’anni sostituire i combustibili fossili e i prossimi 11 anni saranno decisivi per invertire la rotta: non c’è dunque tempo da perdere. Per illustrare le dimensioni del problema che abbiamo di fronte basta una sola cifra: ogni svizzero, sia esso neonato o anziano, produce in media ogni anno poco più di 6 tonnellate di gas serra (CO2, metano, etilene, ecc.) e questo senza contare le emissioni dovute alla produzione e al trasporto di tutto quel che importiamo dall’estero e che produciamo coi nostri viaggi in aereo. Contabilizzando anche quello arriviamo alle 12 tonnellate a testa.

Teniamoceli qui i 15 miliardi di petrolio e facciamo lavorare l’economia locale

Oggi la Svizzera spende ogni anno oltre 15 miliardi di Franchi per comperare all’estero prodotti petroliferi e gas. Teniamoceli qui quei miliardi e facciamo lavorare l’economia locale. Ci abbiamo messo 30 anni per costruire una rete autostradale e 30 per costruire una vasta rete di depuratori per trattare le nostre acque luride, perché nello stesso lasso di tempo non dovremmo riuscire ad avere un’economia che non usa le energie fossili, e questo senza lo spauracchio di tornare all’età della pietra? Per fortuna oggi meno del 15% dei nostri concittadini negano ancora l’evidenza del cambiamento climatico, anzi, 6 ticinesi su 10 sono addirittura dell’avviso che si tratta della principale minaccia per la Svizzera (sondaggio LINK), tuttavia la maggioranza dei nostri politici, pur essendo coscienti della spada di Damocle che ci sovrasta, è troppo timorosa, poco lungimirante e preferisce temporeggiare per non alienarsi le lobby delle energie fossili.

Siate rinnovabili con il vostro voto

Così, nonostante le belle parole elettorali sulla lotta al riscaldamento globale, in Ticino e in Svizzera negli ultimi 15 anni le emissioni di gas serra non sono calate. Dobbiamo dunque darci finalmente una mossa e lanciare una serie ambiziosa di progetti per fare decollare le energie verdi. Le tecnologie per produrre energia pulita oggi, non solo ci sono tutte, ma da un paio d’anni sono addirittura più convenienti delle fossili. Ecco perché lancio un appello a tutti gli elettori: non statevene a guardare lasciando che siano gli altri a decidere! Andate a votare e scegliete chi s’impegna veramente nella lotta contro il riscaldamento climatico, perché i prossimi anni saranno decisivi e anche i politici sono una risorsa rinnovabile.

Samantha Bourgoin

Candidata al Consiglio di Stato e al Gran Consiglio per i Verdi del Ticino