Moria brucia, che il Ticino faccia la sua parte!

Sono quasi 13 mila i profughi in fuga dalle tende e dai container del campo in fiamme di Moria, un inferno al quale mancava finora solo il fuoco. Il campo era organizzato infatti per accogliere unicamente 2.800 persone, quando invece vi erano stipati 12’700 uomini, donne e bambini in cerca di asilo e costretti a convivere in condizioni disumane (a titolo di esempio: a disposizione un bagno ogni 160 persone, una doccia ogni 500).

Nonostante i tentativi di domare i roghi, la situazione è stata definita ‘fuori controllo’, tanto da spingere il governo ellenico a dichiarare lo stato di emergenza per l’isola di Lesbo. Il campo ha subito danni irreversibili e non potrà in tempi brevi tornare a fungere da esile rifugio per chi lo ospitava. Ma come se ciò già non fosse un supplizio sufficiente, a causa del coronavirus è stato vietato alle persone che vivono sull’isola di abbandonare il luogo.

Benché la situazione d’emergenza del campo di Moria fosse conosciuta da tempo e sebbene gli allarmi e le richieste d’intervento alla comunità europea fossero stati lanciati da varie associazioni no profit, l’inazione ha condotto la situazione all’estremo. 

Insomma, è questo il peggio a cui siamo dovuti attivare per fare in modo che gli Stati europei si attivino per lenire la condizione disumana presente nel maggior campo profughi d’Europa?