Risposta sull’Acquedotto a lago

In merito alla risposta del Consiglio di Stato alla mia Interrogazione sull’Acquedotto
a lago dell’11 settembre 2017, sono preoccupata. Preoccupata per il cambiamento di
programma che disattende quanto deciso dai Comuni con l’adozione della variante
PCAI-M 2014, che prevede una realizzazione dell’acquedotto in due fasi ben distinte:
dapprima la messa in rete delle fonti locali e solo in un secondo tempo il
collegamento a lago, a titolo sussidiario. La tappa zero, se accompagnata da
opportune misure di risparmio idrico e dalla messa in sicurezza delle captazioni e
delle zone di protezione, potrebbe rendere superfluo l’oneroso collegamento a lago,
mentre si parla subito di captazione a lago come di unica e indispensabile misura per
garantire l’approvvigionamento idrico nei prossimi anni. L’Ufficio delle acque e
dell’approvvigionamento idrico e la Delegazione consortile continuano a prevedere
per il Mendrisiotto un aumento dei consumi d’acqua, in controtendenza con quanto
accade nel resto della Svizzera (i dati della Confederazione testimoniano un consumo
in costante calo da decenni). Ignorando modelli virtuosi (vedi Comune di Gordola),
preferiscono optare subito per la captazione a lago, con il rischio di un probabile e
costoso sovradimensionamento, invece di sostenere i Comuni nel risanamento e nella
protezione delle fonti locali, ciò con il chiaro fine di liberare da vincoli edificatori gli
ultimi terreni del Mendrisiotto in cui è possibile attingere acqua di falda. Trovo
preoccupante che già si parli di accordi fra USTRA e Consorzio che andranno a
sicuro discapito delle zone di protezione in conflitto con l’autostrada dei Pozzi San
Martino di Mendrisio, dei Pozzi di Coldrerio e del Pozzo Polenta di Morbio Inferiore.
Per ogni zona di protezione delle acque stralciata, USTRA ha infatti promesso di
riversare al Consorzio 500’000-1'000'000 di franchi, i quali invece di essere investiti
negli importanti risanamenti serviranno a contenere i costi della captazione a lago:
una palese pressione su quei Comuni che saranno presto chiamati a decidere se
mantenere o stralciare queste zone di protezione. A ciò aggiungo la preoccupazione
per la captazione a lago: l’acqua di lago non è completamente pura come l’acqua di
fonte, continua a mantenere, anche quando depurata, tracce di ormoni e di
nanoparticcelle di plastica che a lungo andare potrebbero costituire un serio problema
per la popolazione del mendrisiotto, già intossicata dall’aria che respiriamo. Inoltre,
le catastrofi naturali paventate dal Cantone che potrebbero attenderci non
risparmieranno di certo l’acqua lacustre, con conseguenze non facilmente prevedibili.
Tutto nell’ottica predatoria che contraddistingue questo Ticino cresciuto con
l’illusione della crescita continua e indolore: finché ce n’è, allunghiamo le mani e
prendiamo, del futur non c’è certezza…

Claudia Crivelli Barella, granconsigliera per i Verdi, 20 ottobre 2017