Il Ticino ad ogni costo?
/L’elezione di un nuovo consigliere federale sta infiammando il dibattito estivo, si capisce che è un anno dove non vi sono i mondiali di calcio. Infatti, in Ticino, a tenere banco è la strategia del partito liberale radicale che ha proposto per Berna un solo candidato. Una scelta a mio modo di vedere arrogante e presuntuosa: così facendo si indeboliscono certamente le possibilità di vedere un rappresentate ticinese nella stanza dei bottoni.
Ma la vera questione è di capire se sia davvero centrale per la coesione nazionale che vi sia un consigliere federale ticinese.
La prima considerazione è che, come troppo spesso accade, ci si dimentica che l’italianità in Svizzera non significhi unicamente Ticino. Ci sono in effettile valli del Grigioni italiano che vengono totalmente dimenticate, senza neanche scomodarsi a ricordare che vi è una forte comunità italofona anche oltre Gottardo. Ma la coesione nazionale in questo momento è prioritario fondarla su questioni regionali e linguistiche? Non è forse più importante il fattore di genere che vede al momento attuale solo 2 donne su 7 in Consiglio federale? Vogliamo parlare dell’età del Consiglio Federale? Non sarebbe più opportuno portare del dinamismo giovanile all’interno del nostro massimo potere esecutivo?
In questo momento, purtroppo, il nostro Cantone rappresenta l’avamposto della chiusura, dell’imbruttimento del dibattito, del populismo più basso. Una situazione in cui anche il PLRT, al contrario del partito nazionale, è in perdita di velocità e lo vede troppo spesso appiattirsi su posizioni di ricerca di facile consenso. Posizioni in chiaro contrasto con la visione di apertura liberiste del partito nazionale. Una situazione quindi di debolezza contrattuale per il PLRT che rischia di pagare dazio e rimanere con un pugno di mosche e molti rimpianti.
No, a mio parere il prossimo consigliere federale non sarà ticinese e forse tutto sommato va bene così se il nuovo profilo corrisponderà con altri aspetti importanti per la coesione nazionale.