Riforma sociale? Parità e conciliazione lavoro-famiglia in ostaggio.

A 37 anni dall’introduzione nella Costituzione dell’articolo sulla parità, nessuno dovrebbe più usare la parità e le misure di conciliazione lavoro-famiglia come ostaggi per ottenere 52,5 milioni di sgravi per i milionari e le grandi imprese. Tanto più che i soldi per realizzare le misure di politica sociale già esistono e che, alle aziende, in cambio degli sgravi non è stato chiesto nulla, nemmeno la retribuzione di salari dignitosi.

Il 29 aprile voteremo sulla parte FISCALE della Riforma, il referendum non riguarda invece la parte SOCIALE. Quest’ultima prevede soprattutto l’aumento dei posti disponibili nelle strutture di accoglienza per bambini e ragazzi e un bonus bébé di 250 franchi al mese (per un anno soltanto!) che verranno finanziati utilizzando parte dei contributi destinati agli assegni ordinari per i figli. La riforma infatti, come specifica bene il messaggio del Consiglio di Stato, è neutrale sia per il cantone che per le aziende.

Questo significa che quei soldi già esistono e che le misure potrebbero essere introdotte da subito, se governo e maggioranza dei partiti volessero veramente favorire la conciliazione lavoro-famiglia. Difficile però credere che questa sia la loro reale intenzione. In due soli anni – 2016 e 2017 –  sono stati tolti gli assegni integrativi e di prima infanzia a ben 811 famiglie, fra cui anche quelle di disoccupati e sottoccupati e la spesa complessiva è stata ridotta di oltre un terzo (16,8 milioni). I tagli hanno riguardato anche i sussidi di cassa malattia, malgrado i premi in continuo aumento (+147% negli ultimi 20 anni) rendano sempre più difficile per le famiglie arrivare a fine mese.

In Ticino le donne guadagnano mediamente il 16% in meno degli uomini e rappresentano il 65% dei dipendenti con un salario orario inferiore ai 21 franchi, e questo non certo per la mancanza di posti negli asili nido: chi se li potrebbe permettere a queste condizioni? Se è vero che le donne sono tutt’ora maggiormente discriminate, bisogna ammettere che neppure gli uomini se la passano benissimo. Nel nostro cantone i salari mediani sono di oltre 1'000 franchi inferiori a quelli nazionali, la disoccupazione ILO e la sottoccupazione sono superiori al resto della Svizzera e il rischio di povertà tocca ormai quasi una persona su tre (32%), malgrado negli ultimi dieci anni i posti di lavoro siano aumentati in maniera esponenziale. E sicuramente non saranno  52,5 milioni di sgravi concessi senza chiede nulla in cambio a migliorare la situazione.

La parità salariale e le misure di conciliazione lavoro-famiglia nel 2018 dovrebbero essere una certezza, non certo un ricatto per ottenere gli ennesimi regali fiscali per chi non ne ha bisogno.