Salari minimi: un valore aggiunto in termini di dignità
/Chi ha, vuole sempre di più; è anche il mito delle crescita infinita, su un Pianeta (s)finito. Sulla questione dei salari minimi per categoria o settore professionale (accettata dal Parlamento ma non dal Governo) dovrebbe semplicemente essere una questione di buon senso e di dignità delle persone. Invece no! Quante arrampicate su vetri per negare alla fine quello che sarebbe un minimo salariale giusto.
Una paga per permettere a tutti (datori di lavoro compresi) di beneficiare di un valore (anche morale ed etico) aggiunto in forma di dignità alle persone e maggior lustro alle attività svolte; attività che dovrebbero permettere a tutti di migliorare qualità di vita e relazioni umane; per lo Stato e i Comuni la possibilità di rendere le persone meno dipendenti dai vari sussidi o aiuti sociali che non rendono né degne né libere le persone; pesando alla fine sulle varie casse pubbliche. Soldi che potrebbero essere investiti meglio, ad esempio nel settore educativo e formativo professionale di base del quale il Ticino ha molto bisogno. Non a caso tanti posti di lavoro sono coperti da non residenti semplicemente perché non c’è sufficiente manodopera formata localmente, e questo malgrado alcun settori beneficiano di contratti collettivi di tutto rispetto.
Se desideriamo rompere l’assurdo e distruttivo vincolo, dove ogni azione (anche produttiva) si riduce a mera sopraffazione degli altri (di tutti), grazie all’altrettanto assurda idea che dobbiamo, tramite l’esasperazione di un concetto profondamente conflittuale che è quello della competitività ad ogni costo, allora dobbiamo modificare il pensiero economico attuale e portarlo verso un miglioramento qualitativo; pensiero e azione che stanno alla base di una sana economia; economia non fine a se stessa ma che permetta a tutti di trovare il proprio posto senza discriminazioni (almeno salariali), una dignità di vita, una non dipendenza dagli aiuti statali (pagati con le imposte).
Il nostro Governo, a torto, giustifica il rifiuto per dei salari minimi con il fatto che solo il 4% dei salariati residenti ne beneficerebbe. Chi di voi vorrebbe essere fra quelli che guadagno meno di 3500 al mese? Eppure queste 7 mila persone non sono poche; e non possono essere accettate come danni collaterali di una guerra imprenditoriale ed economica contro la dignità umana e lo sconvolgimento di una regione/Pianeta per soli fini egoistici. Desidero ricordare al nostro Governo che questa quantità “insignificante” di persone ha a che fare con almeno il quadruplo di persone con le quali vive e relaziona; non fossero che figli, genitori, parenti e amici ma anche, alla fine, con la comunità tutta. Persone che, se sottopagate, creano dinamiche esistenziale pesanti in termini sociali e di sicurezza devastanti. Una massa di persone che rappresentano, in abitanti, una città come Locarno o Bellinzona. Persone che, solo in termini finanziari, costano svariate decine di milioni di franchi l’anno, a carico di imprese e contribuenti.
Per questo motivo è indispensabile permette che tutte le persone possano beneficiare di un salario adeguato per far fronte ai propri bisogni. Anche dal punto di vista degli imprenditori sarebbe un vantaggio; disporremmo di lavoratori sicuramente più felici e meno problematici da gestire in azienda. Un salario minimo per categoria/settore professionale è un piccolo grande passo verso l’uscita dalla schiavitù economica distruttiva nella quale ci troviamo. È un modo per affrancarsi da una dittatura economica suicida e ottenere maggior libertà e democrazia. Un’azione che, alla fine, salvaguarda e mantiene meglio l’attività aziendale in modo sano e duraturo negli anni.
Votate SI all’iniziativa ecologista, come la maggioranza del parlamento ha fatto.
Pierre Zanchi, Locarno
imprenditore-artigiano e consigliere comunale per I Verdi