Filanda autogestita: perché no?

A Mendrisio, uno dei maggiori traguardi raggiunti nel corso della legislatura breve che si sta concludendo è sicuramente l’approvazione da parte del Consiglio comunale della ristrutturazione dello stabile ex Filanda finalizzata alla creazione di un centro socioculturale che ospiterà la Biblioteca cantonale, gli archivi del Magnifico Borgo e quelli dei nove Comuni aggregati, un’emeroteca, una ludoteca e diversi spazi di ancora incerta destinazione.

La gestazione del progetto Filanda non è stata delle più semplici. Prima un ricorso e poi un referendum lanciato dalla Lega – che non ha però saputo raccogliere il numero di firme necessarie per far sì che sul centro culturale decidesse la cittadinanza – hanno rallentato l’inizio dei lavori. Già durante le discussioni in Consiglio comunale, inoltre, il Messaggio municipale presentato dall’Esecutivo non ha certo incantato: nel tentativo di creare il più ampio sostegno possibile al progetto, il Municipio si è cimentato in un complicato esercizio di “cerchiobottismo”. E allora sono stati ridotti all’osso i costi di gestione (come chiesto da PLR e Lega) e si è puntato quasi tutto sul mantenimento della biblioteca (come auspicato da una petizione sottoscritta da migliaia di cittadini). E così, un colpo al cerchio e una alla botte, si è cercato di accontentare tutti non convincendo nessuno.

Se per il piano interrato (che ospiterà gli archivi), il pianterreno ed il primo piano (la biblioteca) le idee ci sono, resta un grosso punto interrogativo su come occupare gli spazi al secondo piano (quello con accesso separato su via Andreoni). Sono state ventilate varie ipotesi: locali per le associazioni culturali e sportive di Mendrisio o spazi per gli atelier dell’Accademia di architettura (sdegnosamente rifiutati dall’ateneo di Botta)? Mi permetto di lanciare una proposta provocatoria: perché non consentire ai giovani artisti e ai giovani adulti in generale di occupare il piano restante con uno spazio autogestito? Da anni, dopo la fine dell’esperienza della Colonia, a Mendrisio manca un’attività di questo genere. Non è forse giunto il momento di dimostrare la fiducia che le autorità nutrono nei confronti delle nuove generazioni, consentendo loro di occupare un comparto centrale della città? Non sarebbe un modo intelligente per cercare di rianimare il moribondo Nucleo storico di Mendrisio, che, per ora, sopravvive solo grazie alle iniziative dell’Associazione Commercianti? O forse la parola “autogestione” fa ancora troppa paura?