Discorso aggregativo all’orizzonte

Nell’ultimo quadriennio il discorso delle aggregazioni è stato un po’ accantonato. Dopo la votazione di alcuni anni fa, in cui la popolazione di Vacallo e Morbio Inferiore preferì continuare a lavorare a strade separate, non se n’è più parlato. Ora sembra che il tema ritorni in auge e chissà che la prossima legislatura sia l’occasione per ridiscuterne e mettere le basi per un nuovo progetto.

Personalmente penso che Chiasso sia una cittadina di tutto rispetto che offra una serie di servizi da non sottovalutare. Abbiamo strutture sportive (Palapenz, piscine, pista di pattinaggio), scolastiche (scuola elementare e media, scuola di commercio e forse presto la scuola di moda), ricreative (bosco Penz, biblioteca, ludoteca, centro giovani), abbiamo le strutture per gli anziani, i negozi e i bar non mancano, insomma un curriculum di tutto rispetto! Penso che un progetto aggregativo per essere vincente non dev’essere imposto dalle autorità. Dev’essere un progetto che sia coinvolgente nei confronti dei cittadini e non un esercizio di gestione contabile e amministrativa. Se da una parte spaventa forse un po’ l’idea di perdere autonomia, dall’altra bisogna mettere a fuoco i vantaggi. Non parlerei di centralizzazione ma di ottimizzazione dei servizi, non per forza in ottica di risparmio monetario. Se pensiamo per esempio alla gestione del territorio, pare evidente che siano necessari dei piani regolatori sovracomunali, per omogenizzare le attività e per salvaguardare quel poco di territorio verde che c’è ancora a disposizione. Una miglioria della gestione del territorio sarebbe una manna per questo povero Mendrisiotto bistrattato e l’idea di un principio di collaborazione fra Comuni potrebbe proprio essere quella di iniziare a pensare insieme a come gestire i nostri spazi in maniera meno speculativa.

Quello di cui ha bisogno Chiasso è sicuramente un restyling d’immagine. Abbiamo pagato a caro prezzo l’etichetta di città pericolosa e il fatto di avere un centro asilanti sul territorio. Non se ne parla a sufficienza ma grazie a dei programmi d’integrazione siamo riusciti a coinvolgere una parte dei rifugiati in lavori di pubblica utilità. Questo programma è stato percepito molto positivamente, sarebbe interessante ampliare la collaborazione intercomunale e offrire ancora più posti a queste persone che, di fatto, si trovano sul nostro territorio e non possono lavorare.

Partiamo dalle basi comuni per iniziare un nuovo discorso aggregativo che possa avere un esito positivo!