Il discorso di insediamento di Claudia Crivelli Barella
/Discorso seduta di insediamento consiglio comunale
Care colleghe e cari colleghi, stimato Sindaco, onorevoli Municipali,
mi avete offerto il compito di presiedere all’apertura dei lavori di questa nuova legislatura per Mendrisio, e ne sono onorata. Tutti noi abbiamo a cuore il bene di questo magnifico borgo divenuto Città, e tutti noi abbiamo sensibilità e storie di vita differenti, che insieme possono produrre una visione responsabile e differenziata del vivere in anni di cambiamenti, con nubi minacciose che purtroppo incalzano il nostro amato territorio, rendendo incerto il domani ed imponendoci di stare al passo con i tempi senza perdere la fiducia. Lasciate che dica una parola verde prima di diventare del tutto imparziale nel ruolo che rivestirò per questo anno: la vera sfida, anche per una realtà locale, è riuscire a diminuire la nostra impronta ecologica, poiché allo stato attuale servirebbero quasi quattro pianeti terra per proseguire a vivere come stiamo vivendo, ed è solo pensando globalmente che possiamo agire localmente in modo responsabile. Non ho bisogno di chiedervi rispetto reciproco, perché so che ci rispettiamo già, ma vi chiedo (e chiedo anche a me stessa) uno sforzo maggiore di apertura a idee nuove…abbiamo bisogno di collaborazione e di fiducia per contrastare sfiducia ed intolleranza, generatrici dell’odio e portatrici di cattivi consigli.
Il Consiglio comunale è il luogo in cui si svolge la politica locale, quella che i cittadini dovrebbero sentire più vicina e forse anche più coinvolgente. Quella realtà nella quale è più facile far sentire il proprio parere incidendo sulle decisioni. E’ un nostro preciso compito contribuire a contrastare una perniciosa tendenza all’assenteismo e alla sfiducia verso la politica; dobbiamo saper favorire la partecipazione, che a sua volta stimoli il senso di appartenenza, di tutte le fasce di popolazione: noi eletti dalle cittadine e cittadini in loro rappresentanza abbiamo, insieme all’onore, l’onere di vivere e far vivere la Città in ogni suo aspetto, sentendoci parte di una collettività, ricordando le parole di un ex Presidente di un Paese a noi lontano, diventato il simbolo dell’impegno civile “Non chiederti cosa il tuo Pese può fare per te, ma chiediti cosa puoi fare tu per il tuo Paese”. Ma vorrei affiancare alle sue le altre parole di un ex Presidente, quello dell’Uruguay Pepe Mujca, a me personalmente anche più simpatico di Kennedy: “Non veniamo al mondo per lavorare o per accumulare ricchezza, ma per vivere. E di vita ne abbiamo una sola.”.
Contrastare anonimato e spersonalizzazione significa creare aree d’incontro di socializzazione, di partecipazione. In una realtà piccola ma aggregata come la nostra, è perciò essenziale offrire quello spazio pubblico che diventi l’anima del nostro Comune, cioè quella Piazza che riproponga “il luogo” contro gli ormai diffusi “non luoghi” del consumo obbligato dove è facile perdere il senso della propria umanità trasformandosi in predatori rapaci, a nostra volta vittime di predatori più grandi di noi che ci manipolano inconsapevolmente, portandoci a credere che il nostro valore sia in relazione con la nostra capacità di consumare.
Non perché sono una donna, ma lasciate che vi dica che non ci si può non dispiacere poiché ancora una volta le istanze civili sono state disattese: le donne rappresentano una netta minoranza tra i consiglieri comunali, e non sono rappresentate in Municipio ormai da tempo immemore: segni numericamente incontestabili che la parità non è raggiunta e che ancora una volta le ragioni del patriarcato hanno vinto. Senza donne non c’è rivoluzione, non c’è cambiamento. Ma sarò imparziale, non temete, anche se avrò un occhio di particolare stima per le minoranze, di appartenenza di genere e politica.
Come sapete faccio parte di un gruppo minoritario in questo Consiglio comunale. Sono convinta che le minoranze abbiamo un ruolo fondamentale da giocare in un sistema come il nostro. Sono sovente portatrici di visioni diverse, contribuiscono a dibattere i problemi, a definire gli orientamenti. Sono essenziali nel gioco democratico, specialmente se tutti noi riteniamo che una scelta saggia sia il risultato di un confronto dialettico, della valutazione di tutti gli aspetti di un problema, di analisi e riflessioni approfondite. Le posizioni dei gruppi minoritari possono a volte risultare scomode, ma sono funzionali al contraddittorio civile. La politica deve riuscire a pensare e progettare il futuro anche lontano con occhio lungimirante. Operazione non facile in una realtà nella quale prevalgono la rapida azione, l’effetto istantaneo, la soddisfazione immediata dei bisogni. Concludo citando un pensiero del filosofo Norberto Bobbio, il quale oppone alle incaute profezie e facili certezze, il dubbio come metodo critico-razionale, la prudente circospezione di chi conosce le difficoltà dell’analisi, l’apertura di chi conosce le ragioni del reciproco confronto e il confronto tra le reciproche ragioni.
Vi invito dopo la seduta ad un rinfresco a chilometro zero, a base di birra locale, in segno di amicizia e di apertura verso tutti voi, augurandovi anni di impegno e di soddisfazione. Confido che, con l’aiuto di Dio e la perspicacia delle donne e degli uomini, faremo un buon lavoro per Mendrisio.
Claudia Crivelli Barella
9 maggio 2016