Addio ai cedri del Turconi

“Ti auguro di vivere in tempi interessanti” era nell’antica Cina una maledizione, essendo definiti interessanti i tempi di guerre e delle carestie che ne facevano seguito…

Foto: ticinonews.ch

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Anche noi viviamo in tempi interessanti, viene da pensare girando per le strade intasate dal traffico, e senza rispetto per niente e per nessuno che non siano i temporanei interessi economici dell’ultima impresa in corso, etichettata con la sigla di moda che varia da “valore aggiunto” a “eco” a “cultura”: sigle vuote alle quali ci hanno abituati decenni di pubblicità intese solo a incrementare i profitti.

In un’altra cultura, differente dalla nostra, il Giappone, si usava onorare gli alberi come testimoni di un Tempo sacro al quale l’umano si inchinava. È ancora usanza compiere dei giri attorno ai grandi alberi secolari, riflettendo sulla propria vita e augurandosi che ogni anello fatto benedica ciascuno degli anni che restano da vivere sulla terra.

Da noi, gli alberi si tagliano appena danno fastidio. Si dice che sono malati, e certo che lo sono: incurie, costruzioni selvagge, inquinamento, disamore… anche i bambini e gli anziani non se la passano bene, e tutti noi nel mezzo arranchiamo in qualche modo.

Ho un nodo alla gola oggi, guardano le fotografie dei cedri abbattuti vicino a Palazzo Turconi, e passerò per un ultimo saluto quando scenderà sera. Non voglio scagliare improperi e maledizioni, ma non intendo neppure per ora ascoltare le spiegazioni che già conosco, le stesse usate per gli altri alberi abbattuti per far posto al cemento che avanza. Mi inchino alla loro storia, e li ricorderò finché avrò vita, temendo che i bambini che ora stanno crescendo non potranno ricordare una Mendrisio dove ancora esistevano alberi maestosi.

Gli alberi non votano, non hanno valore commerciale, non sono importanti. Per alcuni. Per me, come era per gli antichi druidi ma anche per le persone che incontro e che piangono per la sofferenza degli alberi, la loro scomparsa è un dolore fisico.

Claudia Crivelli Barella
grancosigliera, I Verdi del Ticino