Anche gli alberi parlano
/Negli ultimi anni stiamo assistendo a una vera e propria strage di alberi, anche secolari, dai nostri centri urbani.
A parte qualche rara eccezione - come per esempio Locarno, dove già dal 1971 esiste un inventario degli alberi meritevoli di protezione - chi ci governa non ne vuol sapere di allestire dei catasti o regolamenti del verde pubblico e non adottano nessuna misura di protezione, anzi tigli, aceri, castagni, faggi, ippocastani, cedri eccetera vengono abbattuti senza ritegno.
Ci vien detto che i vecchi e “malati” alberi secolari estirpati saranno sostituiti con altri alberi e che quindi il bilancio ecologico sarà pareggiato ma si dimentica di dire che i nuovi alberi spesso sono giovani piantine appena uscite dai vivai…
I viali alberati, le zone verdi e i parchi cittadini, oltre al salutare effetto della fotosintesi, vale a dire al fatto di assorbire anidride carbonica CO2 per produrre ossigeno (con notevole beneficio per l’apparato respiratorio degli esseri viventi), creano zone d’ombra e ristoro in estate e contribuiscono al benessere psicologico e all'equilibrio mentale.
Grazie alle tonnellate di CO2 che gli alberi riescono ad assorbire, generano anche un vantaggio economico e contribuiscono a contrastare l’inquinamento ambientale e a migliorare la qualità della nostra vita.
È provato che la loro presenza in vicinanza degli ospedali è ancora più importante ed efficace per favorire la convalescenza dei degenti. Spesso la scusa più gettonata per giustificare il loro abbattimento è quella della sicurezza, anche se è molto più facile essere investiti sulle strisce pedonali o ammalarsi alle vie respiratorie che rimanere schiacciati dalla caduta di un albero. Spesso si abbattono interi viali alberati accusati di rovinare il manto stradale o i marciapiedi ma sarebbe non meglio togliere l’asfalto asfissiante invece del verde?
Sul recente abbattimento dei due cedri secolari dietro la chiesa dei Cappuccini di Mendrisio la scusa accampata è la sicurezza per gli operai nel cantiere. Da quando tanta preoccupazione per la salute degli operai? Non sarebbe meglio proteggere gli operai dal “dumping” salariale, dal lavoro nero e migliorare le loro condizioni generali di lavoro piuttosto che da un’improbabile caduta di alberi?
Provate ad abbracciare un albero e guardare in alto il cielo attraverso le sue fronde e sentirete il profumo del paradiso. Inconsapevolmente non ci rendiamo conto che, tagliando un albero, non interrompiamo solo la sua lunga e secolare vita ma accorciamo anche la nostra.
Termino con un pensiero pellerossa: solo quando l’ultimo albero sarà stato abbattuto, l’ultimo fiume avvelenato e l’ultimo pesce pescato, ci accorgeremo che non si può mangiare il denaro.
Alberto Benzoni “Benz”
Candidato n. 7 al Gran Consiglio per I Verdi del Ticino