La politica economica deve cambiare rotta

Il Mendrisiotto è un po' come un indicatore per il resto del cantone: quello che succede da noi poi piano piano raggiungerà  anche e altre regioni. è stato così per il traffico, ed è così anche per lo sviluppo economico. Qualche giorno fa il sindaco di Chiasso Moreno Colombo commentava sconsolato la notizia della tassazione ordinaria per i frontalieri lamentandosi perché i costi amministrativi lieviteranno. 

Vero, ma in questa situazione ci si è infilato lui, anzi ci ha infilato noi tutti. Con Benvenuta impresa!  Si sono attirate ditte che hanno portato pochi posti di lavoro e di questi quasi tutti sono stati occupati da frontalieri."L'incidenza del personale locale in queste nuove aziende si colloca in media tra l'1% e il 24%, con punte del 50%", affermava l'anno scorso il sindaco. Ormai oltre la metà dei posti di lavoro a Chiasso è occupata da frontalieri, anche se non mancano certo i disoccupati locali. Ora, come dice bene il sindaco, ci toccherà  assumere tassatori solo per i frontalieri pagati da tutta la collettività, ma la colpa è anche di chi ha attirato imprese senza porre criteri chiari per favorire la manodopera residente e i salari dignitosi. E non sarà certo la tanto decantata Bravofly ­ che non sarà obbligata a rispettare i salari minimi per le agenzie di viaggio e assume oltre il 90% di frontalieri ­ a pagare le spese, visto che nel 2015 ha registrato una perdita e non verserà imposte né quest'anno, né verosimilmente i prossimi anni. 

A Mendrisio non è che le cose vadano molto meglio. Il 53% dei posti di lavoro è occupata da frontalieri. Nell'area di San Martino ormai i terreni liberi sono meno del 10% e quindi non ci sono più spazi per nuove aziende. Se ne va pure la Armani, uno dei grossi contribuenti del "magnifico Borgo" pur avendo solo uffici nella cittadina, e quindi le finanze piangono. Unica soluzione possibile secondo il Municipio guidato da Carlo Croci: tappezzare di edifici anche Valera, ultimo polmone verde della zona, per il quale oltre 7'000 cittadini hanno chiesto che sia destinato allo svago e all'agricoltura. Quindi si insiste su cavilli e si prendono a pretesto "costi espropriativi legati alla rinuncia alla destinazione di “Polo di sviluppo economico”, ma la verità è che senza tappezzare il territorio di altre fabbriche, centri commerciali e attività di vario genere che portino un introito fiscale immediato a tutti sarebbe chiaro che il tipo di sviluppo economico perseguito finora è stato un totale fallimento, anzi peggio: ha degradato la qualità di vita e il territorio. 

Che dire poi dell'esecutivo di Stabio che si lamenta del fatto che la chiusura del nucleo di Ligornetto ha fatto aumentare il traffico di circa il 20%. Chissà mai che il sindaco Claudio Cavadini si sia accorto che le scelte di certi comuni le pagano anche le regioni limitrofe? Lui, sindaco di una cittadina dove i lavoratori frontalieri sono più dei residenti, chiede ora che venga cancellata la decisione popolare espressa in votazione all'inizio del 2012; chiudere il nucleo di un paesino di 1'700 abitanti,  con stradine talmente strette da non esserci neppure un marciapiede traversate giornalmente da 10'000 aut. 

Questi tre esempi dimostrano che se si punta sull'introito fiscale immediato delle imposte alla fonte e di certe imprese che sfruttano solo la manodopera d'oltrefrontiera a basso costo, si rischia di trovarsi con un pugno di mosche appena la legislazione cambia. Continuare a svendere il territorio significa solo peggiorare la qualità di vita della popolazione e riversare i costi sull'intera comunità.  È ora di cambiare rotta nello sviluppo economico, e adesso ne abbiamo la possibilità. Diamoci un taglio con la politica del moltiplicatore e iniziamo a ragionare in termini di qualità e sostenibilità a benefici di tutta la popolazione.