Agorafobia mendrisiense
/Ad animare il dibattito a Mendrisio durante la prossima legislatura ci sarà sicuramente il tema della riqualifica di Piazza del Ponte dopo l'abbattimento dello stabile ex Jelmoli. La variante proposta dal Municipio - accantonata la scellerata ipotesi iniziale che contemplava un autosilo ed una torre (sic) - prevede ora una "piazza a tempo". Ciò significa che nell'immediato il settore rimarrà sgombro, ma anche che la capacità edificatoria del mappale rimarrà invariata, consentendo in futuro di costruire su di esso. Per ammissione dello stesso Municipio, questa scelta è dettata da una ragione economica: allo stato attuale delle cose, infatti, le finanze del Magnifico Borgo (anche in previsione del momento complicato - vedi caso Armani - che le attende) non permettono ulteriori investimenti in progetti onerosi.
La creazione di una piazza che sia un luogo di incontro per tutti, libero da costruzioni, aperto ai visitatori, vivibile per la cittadinanza e soprattutto duraturo nel tempo è, invece, un'occasione che il Comune non può, a mio avviso, lasciarsi sfuggire. Mendrisio non deve cedere all'agorafobia (la paura degli spazi aperti), ma deve rendersi conto che una riqualifica urbana rispettosa di Piazza del Ponte - sulla quale si affacciano la Chiesa dei Santi Cosma e Damiano e alcuni palazzi storici quali Casa Rusca o Palazzo Torriani - unita alla creazione del centro socioculturale della Filanda ridisegnerà il volto del Nucleo storico del Borgo. Piazza del Ponte potrebbe diventare il centro di un'importante zona pedonale che si estenderebbe dal Chiostro dei Serviti fino a Piazzetta Borella, passando da Palazzo Pollini e Piazzale alla Valle. Il Nucleo di Mendrisio non sarebbe più solo un gruppo di vecchie case alla periferia del FoxTown ma riacquisirebbe la propria centralità ed il proprio ruolo.
Un ruolo antico, quello delle piazze. Uno spazio fondante attorno al quale nacquero le prime città e le prime forme di democrazia partecipativa. L'agorà delle poleìs greche, oltre ad un luogo fisico, rappresentava l'assemblea in cui si riuniva la comunità per decidere del proprio destino. Le piazze (Piazza Baraini a Genestrerio o Piazza Santo Stefano a Rancate) ed i nuclei (come quelli di Ligornetto, Arzo, Tremona, Meride e Besazio) sono luoghi che vanno preservati e difesi perché la loro esistenza garantisce la sopravvivenza di un sentimento di appartenenza comune e simboleggia la possibilità (oggi forse un po' sottovalutata) offerta alla cittadinanza di partecipare alle scelte che la riguardano da vicino. Una piazza, un voto. Ricordiamocelo il prossimo 10 aprile.